Il piccolo QR code bianco e nero spunta ovunque. E' appiccicato sui sedili dei taxi di Delhi, appoggiato su una bancarella di tessuti ad Ahmedabad, si confonde tra le noccioline tostate e i manghi di un venditore ambulante a Mumbai.
Prima, racconta, quando c'era solo il contante e lui da Mumbai tornava a casa la sera a Bhilwara, doveva nascondere i soldi nei calzini "per non essere derubato". Adesso ci sono i codici a farlo stare più tranquillo. Una trasformazione da 10 miliardi di transazioni istantanee al mese partita dalle città e arrivata ai villaggi. E che, con il minor uso del cash, permette all'India di risparmiare - nelle statistiche della National Payments Corporation (Npci) - tra l'1,5 e il 2% del Pil all'anno per la stampa e la gestione delle banconote.
Ormai simbolo dell'ambizione della quinta economia mondiale, che ora punta al terzo posto, il sistema Upi 'scan-and-pay' è uno dei pilastri di quella che il primo ministro Narendra Modi ha definito anche al cospetto del G20 "un'infrastruttura pubblica gratuita" nata nel 2009 con il grande schema di identità digitale Aadhaar. La rete, spiega il responsabile Affari internazionali della Npci, Anubhav Sharma, "ha ampliato i servizi bancari come il credito e il risparmio a milioni di indiani ed esteso la portata di programmi governativi e riscossione delle tasse, abbattendo la corruzione". E, ormai nelle mani di oltre 300 milioni di utenti che lo usano anche per una tazzina di 'chai' da 10 centesimi, le transizioni sono decollate: a luglio il sistema ne ha registrate quasi 10 miliardi, oltre il 50% in più rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Nell'intero 2022, stando ai dati del governo, si è arrivati a oltre mille miliardi di scambi istantanei, un volume "che rappresenta quasi il 40% di tutte le operazioni globali" e "molto superiore a quello di Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Francia". E destinato ad aumentare, assicurano dall'organizzazione, con l'introduzione di opzioni basate sull'intelligenza artificiale per effettuare pagamenti digitali vocali e offline colmando il divario tra le aree rurale e urbane.
Nei villaggi - dove l'accesso a Internet è più debole e l'alfabetizzazione ancora bassa - la prospettiva "è più complicata", abbozza Sanjay. In testa ha il tarlo della madre: "Non sa ancora come fare con lo smartphone, così chiede a me".
Ad aiutarla, nei piani della Reserve Bank of India (Rbi), presto potrebbe essere il riconoscimento vocale - inizialmente in hindi e inglese - basato sull'IA per avviare le transazioni tramite tecnologia 'near field communications'. Un modo, osserva l'istituto, per consentire "pagamenti digitali al dettaglio dove la connettività è debole o assente".
L'auspicio è avere in circolo sempre meno contanti e dimostrare la forza della "più popolosa" e, si ripete in tutti gli ambienti imprenditoriali, "più giovane (28 anni la media d'età degli 1,4 miliardi di abitanti) democrazia del mondo".
Attraendo gli investimenti esteri. A partire dalle Big Tech, affascinate dal dinamismo indiano nel settore. A fare da portabandiera non poteva che essere il ceo di Google, Sundar Pichai, l'ex ragazzo di Madurai partito dall'India con un biglietto per l'America costato al padre un intero anno di stipendio. Dopo aver portato con lui, nelle sue stesse parole, l'India ovunque andasse, ora sta via via portando Google nel subcontinente, con l'ormai consolidata partnership sui QR code e un nuovo campus fintech nel cuore del Gujarat, nella Gift City esentasse inventata da Modi. Anche Amazon sta consolidando la sua presenza. E, agli occhi di Sanjay, "ora è tutto più semplice e sicuro".
L'India del QR code, è rivoluzione nei villaggi
A luglio quasi 10 miliardi di transazioni, le Big Tech investono