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Putin: 'In Ucraina per fermare una guerra di sterminio'

Meloni a Zelensky: 'Sbagliammo nel 2014, ora al vostro fianco'

Redazione Ansa

A scatenare il conflitto in Ucraina non è stata la Russia, che anzi è intervenuta per porre fine a "una guerra di sterminio" fomentata per otto anni dall'Occidente contro la popolazione del Donbass. Dal vertice dei Brics, dove è intervenuto in videoconferenza, Vladimir Putin rilancia la sua sfida. Ma da un'altra tribuna, quello del vertice internazionale della Piattaforma Crimea, gli ha risposto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, affermando che obiettivo di Kiev è "smantellare la tirannia russa" anche nella penisola sul Mar Nero annessa da Mosca nel 2014 per ripristinarvi "una vita normale, pacifica, equa e democratica". Rivolgendosi in un videomessaggio proprio al leader ucraino, la premier Giorgia Meloni ha assicurato che l'Italia è al fianco di Kiev "senza esitazioni". "Siamo qui oggi per ribadire, con forza, che la Russia deve porre fine alla sua politica di occupazione e ritirare le sue truppe. Non ci stancheremo di lavorare per porre fine alla guerra e giungere ad una pace giusta e duratura", ha scandito la presidente del Consiglio. "Nel 2014 - ha aggiunto Meloni - in Occidente non si era compreso appieno la portata di quanto stava accadendo o, forse, si era sperato che potesse fermarsi lì la pulsione imperialista di Mosca. Abbiamo sbagliato, ed è doveroso riconoscerlo".

 

 A Johannesburg invece Xi Jinping ha fatto eco alle critiche di Putin, in particolare nei confronti degli Usa. Il leader cinese non ha nominato Washington, ma è chiaro a chi si riferiva quando ha denunciato come "inaccettabile" quella che ha definito la pratica "di confezionare le proprie norme e i propri regolamenti come norme internazionali". "Le norme internazionali dovrebbero essere scritte e sostenute da tutti i Paesi sulla base degli scopi e dei principi della Carta delle Nazioni Unite, piuttosto che dettate da coloro che hanno i muscoli più forti e la voce più forte", ha rincarato Xi, assicurando che ormai i Paesi del Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) sono "una forza importante" nel panorama internazionale, che deve scegliere "in modo indipendente il suo percorso di sviluppo".

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Xi chiede 'un rapido ampliamento' dei Brics a nuovi Paesi

 

Ma il gruppo dei cinque si trova a un bivio in cui deve decidere come proseguire in questo percorso e di conseguenza quale sarà la sua natura in futuro. La questione centrale su cui si dibatte a Johannesburg è l'ammissione di almeno parte dei 23 Paesi che hanno chiesto di entrare a far parte dell'organizzazione, tra i quali Egitto, Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Cuba e Venezuela. Con l'allargamento quello che alcuni hanno soprannominato l'anti-G7 potrebbe in realtà diventare una riproposizione moderna del vecchio Movimento dei non allineati, dai contorni incerti. Il desiderio di ammettere nuovi membri è stato espresso da tutti i leader presenti al vertice, che si concluderà domani. E il ministro degli Esteri sudafricano Naledi Pandor, in un'intervista alla radio Ubuntu ripresa dalle agenzie russe, ha detto che è stato approvato un documento che definisce "i principi e le procedure" per le nuove ammissioni. Ma secondo fonti citate dal Financial Times, dietro l'unanimità di facciata si nasconderebbero aspettative contrastanti che potrebbero portare appunto ad adottare in questo vertice solo i criteri di ammissione, rimandando l'accettazione concreta di nuovi membri.

 

A farsi senitre, secondo le stesse fonti, è il timore di Brasile, India e Sudafrica che il loro peso diminuisca in un gruppo allargato, al quale invece punta con decisione Pechino per attrarre più Paesi nella sua orbita. Non a caso Xi ha battuto sul tasto di "un rapido ampliamento" del gruppo a nuovi Paesi, che si deve accompagnare agli sforzi per promuovere "una governance globale più giusta e ragionevole". E su questo la sintonia con Putin è totale: i Paesi del Brics, ha detto il presidente russo, sono "contro ogni egemonia, la propaganda di alcuni Paesi su una loro esclusività e la loro nuova politica basata su questo postulato, una politica di continuazione del colonialismo e del neocolonialismo".

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