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In Iran la piazza sfida i divieti in ricordo di Mahsa Amini

Il paese è militarizzato, telecamere anche sulla tomba della ragazza

Redazione Ansa

  Graffiti e striscioni contro la Repubblica islamica a Teheran e slogan contro la Guida suprema Ali Khamenei gridati da un centinaio di persone per le strade di Zahedan. La protesta di piazza contro il regime degli ayatollah torna, nonostante i divieti e gli arresti a tappeto, alla vigilia del primo anniversario della morte di Mahsa Amini, la giovane di origine curda morta il 16 settembre 2022 dopo essere stata messa in custodia dalla polizia morale di Teheran perché non portava correttamente l'hijab.

    L'imam sunnita della moschea di Zahedan, nella provincia sud orientale del Sistan Baluchistan, ha esplicitamente ricordato durante la preghiera di oggi la giovane Mahsa e l'ondata di proteste che sono seguite alla sua morte con oltre 500 persone morte e più di 20mila arrestati. La diretta del suo sermone è stata censurata con un blocco temporaneo dell'accesso a internet ma dopo la preghiera almeno un centinaio di persone ha marciato per le strade gridando slogan. "Non dimenticheremo il massacro di Zahedan", hanno gridato alcuni, facendo riferimento al 30 settembre del 2022, ricordato come "il venerdì di sangue", una giornata di durissimi scontri in città durante le proteste anti governative che portarono alla morte di 4 agenti e circa un centinaio di manifestanti.

    La rivolta per Mahsa, al grido di "donna, vita e libertà", è andata avanti per mesi in varie città del paese ma a Zahedan le dimostrazioni sono continuate regolarmente quasi ogni venerdì dopo la preghiera islamica, anche quando gli attivisti nelle altre città iraniane hanno smesso di manifestare. La Repubblica islamica teme che in occasione dell'anniversario di domani le proteste esplodano anche in tutto il resto del Paese.
    Nell'ultima settimana sono stati arrestati già una trentina di attivisti mentre le misure di sicurezza sono state notevolmente rafforzate nelle principali città e anche nella capitale Teheran dove oggi si sono visti striscioni per Mahsa appesi a dei cavalcavia e attivisti scrivere messaggi di protesta contro la Repubblica islamica sui muri delle case di alcuni quartieri.

    Da giorni, è particolarmente blindata la provincia del Kurdistan iraniano dove gli agenti hanno chiesto ai cittadini di non protestare, minacciando di aprire il fuoco in caso di disobbedienza. A Saqqez, la città curda di cui Mahsa Amini era originaria, gli alberghi non accettano ospiti da fuori e la tomba della giovane è sorvegliata da telecamere mentre la famiglia ha ricevuto pressioni per non tenere cerimonie nella giornata di domani e i movimenti del padre Amjad sono sotto sorveglianza.

    Con nuove proteste all'orizzonte è sul punto di aggravarsi anche il già delicato rapporto tra l'Iran e l'Occidente che lo scorso anno criticò duramente Teheran, imponendo anche sanzioni, per la repressione delle dimostrazioni. Oggi il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha voluto ricordare "ogni coraggioso cittadino iraniano che è stato ucciso, ferito o imprigionato dal regime dell'Iran per aver chiesto pacificamente la democrazia e i suoi diritti fondamentali", celebrando Mahsa Amini e definendo "storico" il movimento di contestazione. Gli Usa e la Gran Bretagna hanno deciso nuove sanzioni così come l'Ue che si appresta a varare un decimo pacchetto di misure restrittive nei confronti di quattro persone e sei entità responsabili di gravi violazioni dei diritti umani in Iran.

 

"L'Ue e i suoi Stati membri riaffermano il loro forte sostegno ai diritti fondamentali delle donne e degli uomini iraniani e alle loro aspirazioni", ha affermato l'Alto rappresentate della politica estera dell'Ue, Josep Borrell, esortando le autorità di Teheran a rispettare i diritti civili e politici. 

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