"Ampio sostegno" e alcuni "dettagli" che ancora mancano per l'intesa tra i Ventisette. Il testo di compromesso perfezionato dalla presidenza di turno Ue della Spagna sulla gestione delle crisi migratorie - ultimo pilastro dell'imponente Patto Ue per la migrazione e l'asilo - è da settimane al centro delle trattative in Ue. E fissa le disposizioni da far scattare quando uno Stato membro si trova di fronte a un numero di sbarchi o arrivi molto superiore al normale, ad eventi eccezionali come una pandemia o a crisi artificiali prodotte dalle strumentalizzazioni dei migranti a scopi politici da parte di Paesi terzi.
Ecco gli ultimi nodi da sciogliere che alimentano il disaccordo politico sull'asse Roma-Berlino.
* ATTIVAZIONE DELLE CRISI. Il documento sul tavolo prevede che a innescare lo stato d'emergenza siano i governi nazionali, chiamati a esprimersi su richiesta di un Paese Ue o della Commissione europea. E, una volta aperta la crisi, la procedura contempla alcune deroghe all'abituale sistema di asilo per andare incontro ai Paesi più esposti come l'Italia. Facendo scattare anche misure di solidarietà, come i ricollocamenti dei migranti. Per Berlino l'attivazione dello stato d'emergenza non deve però essere preso "alla leggera": i Paesi che chiedono l'attivazione della crisi "devono anche garantire di aver sfruttato appieno le misure" normali ed "è importante che l'Ue decida" su una richiesta di crisi "a maggioranza qualificata", ha spiegato la ministra Nancy Faeser.
* MINORI E FAMIGLIE. In caso di crisi alcuni standard di protezione dei richiedenti asilo vengono abbassati, consentendo ad esempio procedure più rapide e semplificate di screening delle domande e l'estensione della durata della detenzione dei migranti nei centri di accoglienza alle frontiere esterne, come nel caso delle strutture ricettive previste nel decreto migranti approvato da Roma. Berlino chiede che le richieste dei bambini e delle loro famiglie siano trattate con priorità e non vi siano deviazioni dalle normali condizioni di accoglienza, per non abbassare i diritti umanitari a tutela dei migranti.
* ONG. A far discutere è anche l'inclusione nel regolamento di quelle situazioni di crisi artificiali innescate da Paesi extra-Ue che utilizzano i migranti come 'arma' per fare pressioni sui confini esterni dei Paesi membri, come nel caso della guerra ibrida cavalcata dalla Bielorussia. Su forte richiesta di Berlino, l'ultima versione del testo esclude i salvataggi delle Ong da questo ambito. "Le operazioni di aiuto umanitario - recita il passaggio -, secondo gli standard europei, non dovrebbero essere considerate come strumentalizzazione dei migranti quando non vi è l'obiettivo di destabilizzare l'Unione o uno Stato membro".
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