"Si vive per la religione e si muore per la religione. Sono pronto a incontrare Dio felice e sereno". Abdesalem Lassoued, l'attentatore di Bruxelles, potrebbe rientrare nel più classico dei profili di un radicalizzato dell'Isis. Video sui social in cui rivendica la sua folle crociata, una denuncia per minacce via internet, i mesi passati a vivere come un fantasma a Schaerbeek, uno dei quartieri più densamente abitati da musulmani a Bruxelles. Fino al gesto estremo, da lupo solitario: l'attacco ai tre cittadini svedesi nel cuore della città, la lunga fuga nella notte, l'arresto e la morte per mano della polizia federale.
Nato il primo settembre del 1978, di origine tunisina, e arrivato in Europa nel 2011 sbarcando a Lampedusa da irregolare, Abdesalem Lassoued ha una biografia piuttosto oscura. Emerge innanzitutto che era monitorato dalle autorità federali belghe e noto ai servizi per elevata "radicalizzazione islamica". Tanto da essere stato espulso dalla moschea che frequentava. Nel novembre 2019 aveva presentato richiesta di asilo in Belgio. Richiesta respinta nell'ottobre dell'anno successivo. Ed è a quel punto che Abdesalem, per usare le parole della ministra per l'Asilo e la Migrazione Nicole de Moor, "sparisce dai radar". Il 12 febbraio del 2021 il suo nome viene cancellato dal registro nazionale del Comune, così da renderlo ancora meno rintracciabile, anche ai fini di un possibile rimpatrio.
Abdesalem tra l'altro non viene segnalato in alcun centro di accoglienza federale e non viene presentato neppure dalla polizia agli uffici per l'immigrazione. L'ordine di lasciare il Belgio, emesso nel 2021, non diviene mai operativo.
A inizio del 2023 un occupante di un centro per richiedenti asilo nei pressi di Anversa denuncia il presunto attentatore di Bruxelles per minacce via social e comunica alla polizia locale che Abdesalem è stato già condannato per terrorismo in Tunisia. La polizia giudiziaria di Anversa a quel punto convoca una riunione sul caso che si sarebbe dovuta tenere proprio oggi.
Dalle prime indagini per Abdesalem risultava sì una condanna in Tunisia ma solo per reati comuni, dato che lo aveva escluso dall'essere "una minaccia concreta e imminente". Eppure, la crociata di Abdesalem man mano prendeva forma. L'uomo, negli ultimi mesi, avrebbe continuato a vivere a Schaerbeek, lo stesso quartiere dove risiedeva Najim Laachraoui, uno degli attentatori dell'aeroporto internazionale di Bruxelles nel 2016. E ad una manciata di chilometri da Molenbeek, il rifugio di Salah Abdeslam, tra gli assassini della strage del Bataclan, nel novembre del 2015.
Quanto alla scelta delle vittime, è emersa una circostanza forse non casuale. Abdesalem, dopo l'approdo in Italia, si era spostato in Svezia. Da dove sembra sia stato espulso dopo aver scontato anche una pena detentiva, come ha fatto sapere l'agenzia per l'immigrazione. Non si può escludere quindi che abbia colpito i due svedesi per il malcontento che provava verso il loro Paese. In un momento in cui l'immagine della Svezia è notevolmente peggiorata nel mondo musulmano, da quando le autorità hanno autorizzato diversi roghi del Corano.
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