Guarda nella telecamera con gli occhi tumefatti per le lacrime e supplica: "Se voi non riuscite a riportarmi le mie figlie, vado io a Gaza, portatemi lì, sarò l'ostaggio numero 243". A un mese dall'assalto di Hamas, tutto lo strazio di Maayan Zin si sintetizza in un video-appello a Benyamin Netanyahu e a Joe Biden postato su X.
"E' arrivato al festival durante la notte, doveva lavorare lì. E anche divertirsi, lui ama la musica. Poi è successo tutto", racconta Igor da casa sua a Karmiel, nel nord di Israele. "Si è messo a correre con un suo amico per sfuggire ai terroristi, a un certo punto si sono persi. L'amico ha ricevuto dei messaggi. Poi più niente. Ha provato a chiamarlo, gli ha risposto un uomo, in arabo. Dopo il telefono è stato spento". Questo è tutto quello che sa la famiglia: l'esercito, dice il fratello, ha avvisato i parenti che il giovane è stato portato a Gaza il giovedì dopo lo shabbat, ma senza fornire dettagli. "Se sono arrabbiato con il governo? Piuttosto sono deluso, non fanno abbastanza", ammette Igor. E chiede di mandare un messaggio a Roni, come se il pensiero potesse dargli forza: "Ti voglio bene, tutta la famiglia ti vuole bene. Non smetteremo di lottare fino a che non torni a casa". Una donna anziana si ferma nella piazza del Museo, ribattezzata piazza degli ostaggi e dei dispersi, a Tel Aviv. Mostra all'ANSA il cartello appeso al collo con la foto di un bellissimo giovane sorridente: "Sono la zia di Matan Zangauker, 24 anni, ostaggio a Gaza. Vengo io qui, i genitori non ce la fanno". I parenti più stretti di rapiti e uccisi oggi per la maggior parte sono rimasti a casa con i loro cari e il loro dolore. Ma altri familiari li rappresentano nelle manifestazioni in tutto il Paese. Per non far scendere la patina dell'oblio sulle 1.400 persone uccise, gli oltre 200 ostaggi, i circa 39 dispersi. La giornata si è aperta con un minuto di silenzio, le città hanno abbassato la bandiera israeliana a mezz'asta. Il sentimento di lutto si respira anche a Gerusalemme, dove una protesta silenziosa è stata organizzata davanti alla Knesset: nessuno alza la voce, i cartelli dicono "Non abbandonate i prigionieri".
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