Mondo

Fine dell'incubo, liberato il padre del calciatore Díaz 

L'uomo rimasto ostaggio per 13 giorni, la Colombia ora festeggia 

Redazione Ansa

E' finito oggi un incubo che ha tenuto col fiato sospeso milioni di persone: Luis 'Mane Díaz', padre della stella del calcio colombiano e esterno del Liverpool, Luis Díaz, è stato liberato dalla guerriglia dell'Esercito di liberazione nazionale (Eln) che dal 28 ottobre scorso lo teneva in ostaggio. Dopo una sequenza di falliti annunci di rilascio, alla fine 'Mane' è stato consegnato, dopo 13 giorni, ad una delegazione dell'Onu e della chiesa cattolica, accompagnata da personale medico. La liberazione è avvenuta in mattinata ;in una zona impervia, ai piedi della catena montuosa del Perijá, vicino alla città di Barrancas, nel dipartimento di La Guajira. Dal luogo dove à stato liberato è arrivata la prima fotografia in cui si vede il padre del calciatore, apparentemente in discrete condizioni, con un berretto con visiera e un giacchetto di camoscio, abbracciato al vice responsabile dell'Onu in Colombia, Raul Rosende, e a monsignor Francisco Ceballos, vescovo di Riohacha. 'Mane' è stato poi trasferito in elicottero a Valledupar, capitale del dipartimento di César, per incontrare i familiari ed essere sottoposto a esami medici per fugare le voci che insinuavano un aggravamento della sua salute durante la prigionia. Attraverso l'account X, il presidente della Repubblica, Gustavo Petro, dopo aver rilanciato una notizia della Radio Rcn che confermava la liberazione, ha postato un sintetico ma significativo messaggio di soddisfazione scrivendo: "Viva la libertà e la pace!". Alla notizia della liberazione del padre, Luis Díaz, in trasferta a Tolosa, in Francia, col Liverpool per una partita di Europa League, ha esultato per la felicità. Domenica scorsa gli aveva dedicato il goal segnato al 95mo che aveva garantito il pareggio contro il Luton. E alzando la divisa sportiva, aveva mostrato la maglietta con la scritta 'Libertà per papà'. Anche la Conferenza episcopale colombiana ha festeggiato: "Rendiamo grazie a Dio per la liberazione. Con lui si trovano monsignor Francisco Ceballos, e monsignor Hector Henao, delegato delle relazioni Chiesa-Stato, che hanno partecipato alla missione umanitaria incaricata di favorire il rilascio". In un comunicato, la delegazione governativa al tavolo di negoziati avviato con l'Eln ha sottolineato di poter registrare "con gioia la liberazione del signor Luis Manuel Díaz, che è tornato sano e salvo in seno alla sua famiglia e alla sua comunità. Ci auguriamo che riacquisti presto la serenità, turbato da un evento che non sarebbe mai dovuto accadere". Infine, la Federazione di calcio colombiana ha ringraziato il governo, le forze militari e la polizia, sottolineando che "il calcio come disciplina sportiva simboleggia il talento, la dedizione, il lavoro di squadra e i valori intrinseci dell'essere umano. In Colombia deve continuare ad essere un punto di riferimento per l'intrattenimento, la sana competizione, l'unità e la gioia." La conclusione positiva in Colombia di un sequestro, che si è risolto in tempi relativamente brevi anche per l'ammissione da parte dell'Eln di aver commesso "un errore" apre tuttavia una serie di interrogativi che riguardano il futuro. Ci sono infatti almeno altri 32 ostaggi nelle mani della guerriglia di cui ora il governo chiede "l'immediata liberazione", mentre l'opinione pubblica riflette su come la vicenda influirà sul futuro del negoziato in corso per una "pace totale", che Petro vuole raggiungere non solo con l'Eln, ma anche con l'attivissima dissidenza delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it