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Javier Milei e il sogno di un'Argentina potenza mondiale

'Chiudiamo col modello peronista che ha impoverito il Paese'

Javier Mile

Redazione Ansa

   "Rimetteremo in piedi l'Argentina e tra 25 anni saremo una potenza mondiale, la faremo finita col modello peronista che ha impoverito il Paese". Questa la promessa dell'ultraliberista Javier Milei, nel suo primo discorso dopo la vittoria al ballottaggio presidenziale in Argentina.

    Il leader de La libertà avanza (Lla) a partire dal 10 dicembre sarà il nuovo presidente dell'Argentina, completando un'ascesa dirompente che lo ha portato a scalzare in pochi anni i due partiti tradizionali che hanno governato il Paese nei 40 anni di democrazia dalla caduta della dittatura militare, nel 1983.

    Il suo campionario di idee è semplice e concreto, e si è sintonizzato alla perfezione con il profondo scontento dell'elettorato nei confronti del governo di Alberto Fernandez, arrivato alla soglia delle urne con un 140% di inflazione e il 40% di povertà e nel mezzo di continui scandali di corruzione.

    "Oggi finisce il modello dello Stato che impoverisce e benedice solo alcuni, mentre la maggioranza degli argentini soffre. Oggi torniamo ad abbracciare l'idea della libertà", ha affermato dopo la pubblicazione dei risultati ufficiali che gli hanno assegnato la vittoria con il 55,69% contro il 44,3% del candidato del peronismo moderato, Sergio Massa.

    Il grande pubblico argentino ha conosciuto Milei dapprima come un veemente e sagace polemista televisivo che assicurava altissimi rating con i suoi feroci improperi contro "la casta politica corrotta" e i suoi discorsi antisistema. E il salto dalla televisione alla politica è risultato alla fine quasi inevitabile.

    Il suo radicalismo libertario lo ha portato nel corso del tempo a manifestarsi a favore tra le altre cose della compravendita di organi e della creazione di un mercato delle adozioni, così come della liberalizzazione della vendita di armi e della distruzione della Banca centrale. Di questi punti solo l'ultimo è rimasto in piedi oggi.

    Milei rifiuta di appartenere ideologicamente all'ultradestra, ma per la sua avventura politica ha scelto come vice un'avvocata conosciuta per aver difeso molti dei militari condannati per delitti di lesa umanità durante la dittatura, Victoria Villaruel. Il leader di Lla ha aderito inoltre alla Carta di Madrid, documento promosso dal partito dell'estrema destra spagnola Vox che si propone di frenare l'espansione del comunismo nella regione iberoamericana.

    Obbligato a tessere un'alleanza strategica con il centrodestra dell'ex presidente Mauricio Macri in vista del ballottaggio, il candidato ultraliberista ha moderato nelle ultime settimane molte delle sue proposte più controverse abbandonando anche l'immagine iconica dei primi comizi che lo vedeva sempre imbracciare una motosega.

    Restando ferme le ricette che puntano a una drastica e rapida riduzione del deficit e del debito pubblico attraverso drastici tagli alla spesa così come la vendita delle principali imprese statali, Milei ha fatto dietrofront sulla privatizzazione di sanità ed educazione promettendo un piano di riduzione degli ammortizzatori sociali graduale.

    L'incognita principale adesso riguarda proprio quale di tutti i Milei che si racchiudono nella sua figura sarà quello che governerà l'Argentina a partire dal 10 dicembre. 

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