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Raid sull'ospedale a Gaza. Biden: 'Intesa vicina sugli ostaggi'

L'Onu: 'Strage di civili senza precedenti'. Evacuati bebè prematuri

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Redazione Ansa

L'accordo per il rilascio di decine di ostaggi israeliani sembra avvicinarsi mentre Hamas ha denunciato un attacco israeliano all'ospedale indonesiano nel nord della Striscia che avrebbe provocato diverse vittime. E il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha affermato che a Gaza "stiamo assistendo a un'uccisione di civili che non ha eguali ed è senza precedenti in qualsiasi conflitto" dall'inizio del suo mandato. A riaprire uno spiraglio per lo scambio dei prigionieri è stato il presidente americano Joe Biden il quale, nel giorno del suo 81esimo compleanno, ha ribadito di credere che un accordo per la liberazione dei rapiti in mano ad Hamas sia vicino. L'intesa, che ha tuttavia ancora molti punti in sospeso, secondo alcune indiscrezioni prevede lo scambio di una parte degli ostaggi israeliani - in particolare donne e bambini - con palestinesi detenuti nelle carceri dello Stato ebraico. Il rilascio avverrebbe in varie fasi e riguarderebbe circa 75 persone. A tutto questo sarebbe associato un cessate il fuoco umanitario tra i 3 e i 5 giorni. Una fonte diplomatica citata da Times of Israel ha spiegato che Hamas chiede il rilascio di 100 detenuti tra uomini e donne e una tregua di 5 giorni in cui l'esercito non dovrà usare i droni per tenere sotto controllo i movimenti della fazione islamica. Ma i nodi non sono pochi.

 

 La stessa Hamas in serata ha fatto sapere che non c'è ancora nulla di definitivo accusando Benyamin Netanyahu di far slittare l'intesa ogni qual volta si avvicina, mentre Israele dubita che la fazione islamica sappia con certezza dove si trovino (e in quali condizioni siano) tutti gli ostaggi. Il premier non avrebbe poi alcuna intenzione di liberare prigionieri legati ad Hamas, oltre a dover fare i conti con problemi interni: le famiglie degli ostaggi - che stasera hanno incontrato il gabinetto di guerra guidato da Netanyahu a Tel Aviv - hanno ribadito con forza di volere "un impegno scritto del governo" per riportare indietro "tutti i rapiti", escludendo quindi la possibilità di un rilascio parziale. Ma nonostante tutto, come riferito dalla tv Kan, la sensazione generale è quella di un cauto ottimismo sul fatto che l'accordo si possa concretizzare presto. Anche grazie al fatto che l'Egitto sta premendo sul capo politico di Hamas a Gaza Yahya Sinwar per la liberazione almeno dei bambini rapiti (oggi tra l'altro, in occasione della Giornata mondiale dell'infanzia, le famiglie che hanno bambini nelle mani dei miliziani hanno protestato con forza sotto la sede dell'Unicef a Tel Aviv accusando l'organizzazione dell'Onu di "aver abbandonato" i minori israeliani).

 

Sul terreno l'attacco all'ospedale indonesiano nel nord denunciato da Hamas avrebbe provocato 12 morti. "L'esercito sta assediando l'ospedale e temiamo - ha detto il portavoce del ministero della Sanità della fazione islamica Ashraf al-Qidreh - che lì accada la stessa cosa avvenuta allo Shifa" di Gaza City. Proprio dallo Shifa peraltro - lungo un corridoio umanitario - sono stati evacuati i neonati prematuri che sono in parte già arrivati al Cairo, mentre altri si sono fermati nella cittadina egiziana di Al-Arish. Dei 31 che sarebbero dovuti uscire in origine, secondo l'Oms, ne sono arrivati 28. Israele (che finora ha perso 66 soldati dall'avvio dell'operazione di terra) sta intanto rafforzando le posizioni nel nord della Striscia e a Gaza City, dove è stato occupato anche il palazzo della giustizia. Nel sud della città, nel quartiere di Zaitun, i militari - che dall'inizio del conflitto hanno catturato 300 miliziani - hanno annunciato di aver trovato una fabbrica di razzi sotto una moschea. Se Gaza - da dove continuano a piovere razzi, anche su Tel Aviv - resta il fronte principale, il confine con il Libano è ormai zona di guerra aperta con nutriti lanci da parte degli Hezbollah e l'altrettanto robusta risposta israeliana che, secondo media libanesi, ha colpito e danneggiato pesantemente la chiesa di San Giorgio a Yarun, a pochi chilometri dalla linea di demarcazione. Nella Striscia i morti sono ora arrivati a 13.300, secondo il bilancio fornito dalle autorità locali: l'unica buona notizia di giornata è che dal valico di Rafah è entrato il primo ospedale da campo con medici e personale sanitario giordano.

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