Un Natale senza luce, sotto le bombe e con l'unico conforto dei ricordi per gli ultimi 650 cristiani che vivono ancora a Gaza. Erano 15 mila all'inizio degli anni Duemila, prima che Hamas prendesse il potere nella Striscia.
All'epoca un grande albero di Natale veniva ancora esposto nella piazza del Milite Ignoto e attirava una folla di persone in festa, sia cristiane che musulmane. Testimoni da Gaza City raccontano che adesso quella piazza è irriconoscibile. Al posto dell'erba ci sono fosse scavate dalle ruspe militari, cumuli di terra e tracce lasciate dai carri armati, mentre nelle vicinanze si vedono i resti di quella che era la sede del Consiglio legislativo, che è stata fatta saltare in aria. Solo i più anziani ricordano quegli anni perché in seguito Hamas ha vietato l'esposizione pubblica di alberi di Natale, che da allora sono stati collocati solo all'interno di istituzioni cristiane.
In rovina, secondo fonti sul posto, anche il capital mall. Era lì che di norma, dopo i festeggiamenti natalizi al Centro culturale giovanile cristiano di via Jalaa, si proseguiva la nottata in un celebre ristorante. Quel centro commerciale è ora un ammasso di rovine annerite.
Anche gli auguri telefonici agli ultimi cristiani rimasti a Gaza sono diventati un problema a causa dei raid e delle prolungate interruzioni nelle linee locali. A quel che risulta nella piccola comunità cattolica di Gaza (così come per quella di Betlemme, in Cisgiordania) la messa di mezzanotte sarà celebrata come vuole la tradizione, ma senza alcun festeggiamento a parte e senza luminarie. Nella parrocchia si trovano, secondo le informazioni disponibili, una decina di suore, ma il parroco è rimasto bloccato in Cisgiordania.
Restano dunque affidate ai ricordi le nottate di Natale in cui si passeggiava vicino alla chiesa ortodossa di San Porfirio, simbolo della presenza secolare cristiana nella Striscia di Gaza, o nelle caratteristiche stradine della Città Vecchia. San Porfirio ha subito nel frattempo lesioni ad una struttura laterale durante un bombardamento israeliano, mentre la moschea al-Omari (altro punto di riferimento nella storia della città) è stata gravemente danneggiata. Un Natale dunque all'insegna del lutto di fronte alle oltre 20 mila vittime, a cui potrebbero aggiungersi altri 10 mila dispersi sotto le macerie.
Leggi l'articolo completo su ANSA.it