E' riemerso in una colonia penale oltre il Circolo polare artico Alexey Navalny, l'oppositore russo di cui non si avevano più notizie dal 6 dicembre, quando era letteralmente scomparso dai radar del mondo puntati sul sistema carcerario del Cremlino. "Non preoccupatevi per me. Sto bene", ha scritto il dissidente pubblicando una serie di messaggi su X nei quali descrive l'assurdo trasferimento dalla prigione IK-6, a circa 250 chilometri a est di Mosca, fino alla colonia penitenziaria numero 3 nella città di Kharp, nel distretto autonomo di Yamalo-Nenets. La più remota delle colonie penali, a oltre 1.900 chilometri dalla capitale, probabilmente scelta per rendere ancora più difficili le comunicazioni con il dissidente in vista delle elezioni presidenziali di marzo, come ha sottolineato Ivan Zhdanov che gestisce la Fondazione anticorruzione di Navalny. Una via crucis durata 20 giorni, peraltro usuale negli spostamenti di detenuti considerati particolarmente pericolosi, che seguono percorsi tortuosi in condizioni di garanzie pari a zero per la sicurezza e la salute dei condannati. Ma Navalny non è tipo da piangersi addosso e si conferma un osso duro anche in una situazione precaria come quella attuale. I 20 giorni di viaggio "sono stati piuttosto estenuanti, ma sono ancora di buon umore", ha fatto sapere il dissidente sui social. "Mi hanno portato qui sabato sera. E sono stato trasportato con tale precauzione e su un percorso così strano (Vladimir - Mosca - Chelyabinsk - Ekaterinburg - Kirov - Vorkuta - Kharp) che non mi aspettavo che qualcuno mi trovasse prima di metà gennaio". Per questo motivo "sono rimasto molto sorpreso quando ieri è stata aperta la porta della cella con le parole: 'È qui per te un avvocato'. Mi ha detto che mi avevate perso e alcuni di voi erano addirittura preoccupati. Grazie mille per il vostro supporto". Navalny, la cui condanna per estremismo è stata estesa in agosto a 19 anni da scontarsi in una prigione a "regime speciale" dopo l'arresto di due anni fa seguito ad un attentato per avvelenamento, racconta lucidamente le condizioni della sua detenzione. "Ora vivo sopra il Circolo polare artico. Nel villaggio di Kharp. La città più vicina ha il bellissimo nome di Labytnangi", si legge nei post del nemico numero uno di Vladimir Putin che si definisce ironicamente "un Babbo Natale a regime speciale", riferendosi al suo abbigliamento composto da cappotto di pelle di pecora e cappello di pelliccia e alla barba che si è fatto crescere durante il trasporto. "Guardo fuori dalla finestra dove posso vedere la notte, poi la sera e poi di nuovo la notte" e la recinzione "è molto vicina", racconta ancora Navalny riferendosi a Kharp, immersa in inverno nel buio della notte polare dove le temperature arriveranno nei prossimi giorni a 26 gradi sotto zero, una colonia penale costruita negli anni '60 sul sito di un gulag. Navalny si dice in buona salute, ma le preoccupazioni nelle cancellerie occidentali non mancano. Subito prima di Natale era stato il segretario di Stato Usa Antony Blinken a "chiedere ancora una volta il suo immediato rilascio e la fine di questa repressione di voci indipendenti in Russia". E se oggi un portavoce del dipartimento di Stato ha affermato in una nota di accogliere "con favore le notizie secondo cui il signor Navalny è stato localizzato", tuttavia, ha precisato, "rimaniamo profondamente preoccupati per la sua sorte e per le sue ingiuste condizioni di detenzione".
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