Una palla di fuoco si alza in cielo illuminando la notte della Crimea, la penisola ucraina annessa dalla Russia nel 2014. Sono gli effetti dell'attacco di Kiev al porto di Feodosia sul Mar Nero che ha portato alla distruzione della grande nave da sbarco Novocherkassk, una delle più importanti della flotta del Cremlino già finita nel mirino a inizio guerra: secondo i vertici ucraini, trasportava droni kamikaze iraniani Shahed.
Una piccola vittoria, per Mosca, sembra essere arrivata invece a Marinka. Dopo che Shoigu e lo stesso presidente russo Vladimir Putin hanno rivendicato di aver "completamente liberato l'insediamento", il capo dell'esercito ucraino Valery Zaluzhny ha ammesso che l'esercito di Kiev si è ritirato nella periferia della città. Questo però "non dovrebbe suscitare clamore nell'opinione pubblica", ha spiegato Zaluzhny: la battaglia continua. Così come continuano i bombardamenti russi sul fronte meridionale. Dopo quelli degli scorsi giorni sulle infrastrutture civili di Kherson, che Zelensky aveva definito "brutali attacchi terroristici", le forze di Putin sono tornate a colpire a sud. Prima lanciando 19 droni - 13 dei quali intercettati - da Balaklava, in Crimea, e Primorsko Akhtars verso le regioni ucraine di Odessa, Mykolaiv, Khmelnytskyi e Kherson. Poi, tornando a bombardare in più occasioni il capoluogo di quest'ultima uccidendo altri tre civili. Questa potrebbe non essere l'ultima ingente offensiva dell'anno. Se l'esercito russo non si è fatto problemi a lanciare un potente attacco aereo il giorno di Natale, infatti, gli ucraini dovrebbero stare in allerta anche per le celebrazioni del nuovo anno. L'avvertimento, lanciato dal capo ufficio stampa del coordinamento delle forze ucraine Sud, Natalya Humenyuk, preoccupa: "Siamo in uno stato di guerra, sappiamo che il nemico insidioso può colpire in qualsiasi momento, in qualsiasi direzione. Dobbiamo stare all'erta per proteggerci".
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