Stratega ed esecutore della penetrazione militare e politica dell'Iran in Medio Oriente, che fa della Repubblica islamica una spina nel fianco per gli Usa e Israele: era questo il ruolo del generale Qassem Soleimani, ucciso in un raid americano a Baghdad quattro anni fa, durante la cui commemorazione è avvenuta la strage a Kerman, dove è sepolto.
Soleimani era stato dal 1998 comandante della Forza Qods, la divisione delle Guardie della rivoluzione responsabili delle operazioni oltre confine.
Soleimani, formatosi durante gli anni della guerra con l'Iraq di Saddam Hussein negli anni '80, rispondeva direttamente alla Guida suprema, Ali Khamenei, e con lui studiava le mosse da fare sullo scacchiere regionale, escludendo all'occorrenza anche gli organi istituzionali del governo. Sotto la sua direzione l'Iran ha sviluppato la propria influenza nella regione portando a compimento un progetto avviato con la rivoluzione khomeinista del 1979, aiutato in questo dagli sconvolgimenti che hanno investito il Medio Oriente, a partire dall'abbattimento del regime iracheno di Saddam nel 2003 ad opera degli Stati Uniti.
Il braccio armato di cui si è servito è la Forza Qods, di cui non si conosce il numero esatto degli effettivi. C'è chi parla di 10-20mila uomini. Ma la divisione speciale dei Pasdaran opera soprattutto nell'organizzazione e la direzione di milizie non statali fedeli a Teheran, e non solo sciite: dagli Hezbollah libanesi a Hamas e Jihad Islamica in Palestina, agli Houthi in Yemen, ai volontari provenienti dall'Asia impegnati in Siria. In Iraq, infine, la Forza Qods continua a mantenere stretti legami con alcune delle milizie sciite meglio armate e organizzate, una straordinaria forza militare a disposizione di Teheran e un mezzo per penetrare gli apparati di sicurezza del Paese.
Soleimani, l'uomo di Khamenei ucciso dagli Usa
Il capo della Forza Qods cresciuto nella guerra con Saddam