La Polonia di Donald Tusk tenta di risalire la china sul fronte sociale, dopo i passi indietro degli otto anni di governo conservatore, cercando di varare una legge che prevede un ampio diritto all'aborto e di allentare le restrizioni alla pillola del giorno dopo.
"Siamo pronti a presentare nelle prossime ore" questo testo che autorizza "l'aborto legale e sicuro fino alla 12ma settimana di gravidanza", ha dichiarato il premier dopo aver annunciato anche un disegno di legge che apre l'accesso alla "pillola del giorno dopo" a partire dall'età di 15 anni.
Se infatti due dei tre gruppi politici della coalizione - la Sinistra e la Coalizione Civica guidata da Tusk - hanno nei loro programmi l'allentamento pressoché totale dei vincoli a interrompere la gravidanza, il terzo membro della coalizione, i cristiano democratici di Terza Via, si oppone all'idea di una liberalizzazione ampia del diritto all'aborto in un Paese con una forte tradizione cattolica in cui le norme che lo regolano sono tra le più restrittive d'Europa. Questo raggruppamento, composto dal partito Polonia 2050 del presidente della Camera bassa del Parlamento, Szymon Holownia, e dal partito contadino Psl, propone "un ritorno alla vecchia legge" del 1993, che prevedeva un diritto all'aborto molto limitato anche se non come l'attuale. Si annuncia quindi dura la battaglia in parlamento sulla nuova legislazione che rischia anche di essere bloccata dal diritto di veto del presidente clerical-conservatore Andrzej Duda.
Attualmente l'interruzione di gravidanza è consentita solo nei casi di stupro, incesto e quando la salute o la vita della madre sono in pericolo. Nel 2020 anche la Corte costituzionale si era schierata con il governo nazional populista dichiarando "incostituzionale" l'aborto per le malformazioni del feto pur se gravi o incurabili e provocando la reazione indignata di migliaia di donne, scese in piazza in tutto il Paese. A dicembre la Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) aveva condannato Varsavia per "violazione del diritto al rispetto della vita privata", dopo che a una giovane donna era stato negato l'accesso all'aborto proprio sulla base "dell'esistenza di anomalie fetali".
Al momento non è stato calendarizzato il voto in Parlamento, ma i gruppi per i diritti delle donne hanno invitato i legislatori ad agire rapidamente poiché sono decine di migliaia coloro che interrompono la gravidanza a casa, utilizzando pillole abortive vietate e mettendo a rischio la vita, o andando all'estero.
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