I giudici della Corte suprema del Venezuela hanno confermato l'interdizione della leader dell'opposizione María Corina Machado a ricoprire incarichi pubblici e politici per i prossimi 15 anni, e quindi ad aspirare alla presidenza nelle elezioni previste nella seconda metà di quest'anno.
Nella sentenza si sottolinea che Machado "è stata coinvolta in vari atti che hanno interferito con la pace e la sovranità del Paese", per cui è confermata la decisione presa nel giugno scorso. In questo modo sembra così essersi bloccata la corsa alla presidenza della Machado che ha stravinto le primarie di tre mesi fa con oltre il 92% dei voti.
"Il regime di Nicolas Maduro ha deciso di porre fine all'accordo di Barbados", ha commentato Machado, aggiungendo che il capo di Stato "e il suo sistema criminale hanno scelto la strada peggiore: elezioni fraudolente".
Gli Stati Uniti e altri Paesi avevano ripetutamente chiesto la riabilitazione dei candidati dell'opposizione, in vista delle elezioni, che ancora non hanno una data.
Nei negoziati avvenuti alle Barbados lo scorso anno, l'esecutivo di Maduro e l'opposizione avevano concordato di organizzare un voto libero ed equo nel 2024, alla presenza di osservatori internazionali. Proprio in virtù di questa intesa, Washington aveva iniziato ad allentare le sanzioni contro il Venezuela. E in questi giorni, ambasciatori e rappresentanti diplomatici dei Paesi europei accreditati nello stato sudamericano stavano lavorando con la delegazione dell'Ue a Caracas ad un'agenda di incontri per l'attuazione dell'intesa.
Ma già all'inizio di questa settimana Machado aveva denunciato "intimidazioni" da parte dei supporter del presidente Nicolas Maduro, atti di vandalismo contro la sede del suo partito e arresti. E l'alleanza delle opposizioni venezuelane, riunite nella Piattaforma Unitaria aveva parlato di "una nuova ondata di repressione" e "violazioni dei diritti umani" da parte delle autorità, contro l'organizzazione.
Martedì Maduro, salutando un corteo sceso in piazza dopo l'annuncio dell'arresto di 32 persone ritenute responsabili di cinque presunti piani per ucciderlo nel 2023, aveva ordinato ai suoi sostenitori di lanciare la cosiddetta "Furia bolivariana" in risposta ad attacchi contro la sua persona. E mercoledì le forze armate del Venezuela avevano espulso 33 militari accusati di "tradimento" per il loro presunto coinvolgimento in azioni sovversive contro l'esecutivo.
Ieri poi, il presidente venezuelano aveva avvertito che gli accordi con l'opposizione erano "feriti a morte", dopo la scoperta di piani cospirativi che prevedevano anche il suo omicidio. E poche ore prima Jorge Rodríguez, capo della delegazione del governo nei negoziati con l'opposizione, aveva dichiarato che avrebbe consegnato tutte le prove dei piani destabilizzanti ai mediatori europei.
Oltre a Machado, in una separata sentenza, la Corte suprema ha confermato l'interdizione dai pubblici uffici, fino al 2032, anche per il due volte candidato alla presidenza, Henrique Capriles, che pure non potrà candidarsi alle prossime elezioni generali.