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'Ti amo', l'addio sui social di Yulia Navalnaya

Sempre al fianco di Alexei, sarà lei a raccoglierne l'eredità?

Yulia Navalnaya

Redazione Ansa

"Ti amo". Due parole, semplici, ma che esprimono perfettamente il profondissimo affetto che la legava al marito. Sono quelle che Yulia Navalnaya ha affidato oggi ai social media nel suo primo post dopo la tragica morte di Alexei Navalny: il rivale numero uno di Putin, ma per lei soprattutto il compagno di una vita, a cui è stata accanto in tutti i momenti più difficili. Un messaggio accompagnato da un'immagine di serena quotidianità: una foto romantica, scattata a un concerto, in cui Navalny la bacia sulla fronte. A guardarlo oggi, è un bacio d'addio.
    Dal remoto carcere nell'estremo nord della Russia in cui era rinchiuso ingiustamente, anche Alexei si rivolgeva spesso alla moglie. Ed è proprio a lei che è dedicato il suo ultimo post su Instagram. È del 14 febbraio, San Valentino: "Tra noi - dice - ci sono città, luci di aeroporti, tempeste di neve blu e migliaia di chilometri. Ma sento che sei vicina ogni secondo e ti amo sempre di più".
    Appena due giorni dopo, la notizia della morte di Navalny indigna il mondo. Yulia Navalnaya è alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Prende la parola. "Voglio - dice - che Putin e tutti coloro che lo circondano, i suoi amici, il suo governo, sappiano che si dovranno assumere la responsabilità di ciò che hanno fatto al nostro Paese, alla mia famiglia e a mio marito. E questo giorno arriverà molto presto". La sua voce è tirata dal dolore ma chiara, ben scandita.
    In questi anni, specialmente dopo l'arresto di suo marito, molti dissidenti hanno ipotizzato, e forse sperato, che Yulia potesse prendere in mano le redini di un'opposizione i cui principali esponenti sono ormai quasi tutti in carcere o costretti all'esilio. Pur criticando fortemente la repressione del regime di Putin, lei però finora non si è lanciata in politica. Le cose cambieranno adesso? Difficile dirlo. Certo, Yulia Navalnaya è ormai nota in tutto il mondo e in qualche modo è già una figura di riferimento dell'opposizione russa (tanto che domani è attesa al Consiglio Affari Esteri dell'Ue). E lo è soprattutto per essere stata vicina a suo marito nelle tante bufere della sua vita: le aggressioni fisiche subite in Russia, le prime grane con una giustizia telecomandata dal Cremlino. E poi ancora il tremendo avvelenamento in Siberia, per il quale si sospettano i servizi segreti russi, e la lunga convalescenza a Berlino. Ma soprattutto il ritorno a Mosca del dissidente, pur consapevole che sarebbe finito dritto dietro le sbarre. Il bacio che i due si sono scambiati all'aeroporto Sheremetyevo prima che Navalny fosse costretto a seguire i poliziotti è ormai un simbolo della resistenza al regime.
    Sulla morte di Navalny si staglia l'ombra del Cremlino. E anche la moglie di un altro dissidente, Vladimir Kara-Murza, condannato a 25 anni per aver avuto il coraggio di schierarsi contro l'invasione dell'Ucraina, teme per la vita di suo marito.
    "Credo - ha detto Evgenia Kara-Murza alla Press Association - che la sua vita sia in pericolo, così come quella di molti altri prigionieri politici nelle carceri russe, perché queste persone sono tenute dietro le sbarre, molto spesso con gravi patologie, senza cure mediche adeguate. E sono tenute così proprio affinché il loro stato di salute peggiori". 
   

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