La Russia è "in stato di guerra". Al terzo anno di ostilità in Ucraina il Cremlino ha ammesso per la prima volta che la fase "dell'operazione militare speciale" è "di fatto" superata. La responsabilità, è l'accusa, è dell'Occidente sempre più attivo al fianco di Kiev. Questo drastico cambiamento nel linguaggio per descrivere il conflitto va di pari passo con l'escalation sul terreno da parte delle forze d'invasione. E come nei momenti più drammatici che si sono susseguiti dal 24 febbraio del 2022, raffiche di missili e droni si sono abbattuti sulle infrastrutture energetiche ucraine: sette le regioni colpite, almeno cinque vittime, oltre un milione di persone al buio, danni ad una rete elettrica già a pezzi e un nuovo allarme alla centrale nucleare di Zaporizhizhia.
Nella notte di giovedì gran parte dell'Ucraina è stata investita da una pioggia di fuoco: 90 missili e 60 droni kamikaze di progettazione iraniana, diretti su decine di impianti energetici, per privare di luce e riscaldamento una popolazione già stremata, ha denunciato Kiev. Questo tipo di bersagli erano già stati presi di mira dai russi nei primi due inverni della guerra ma questo attacco è stato tra i più estesi finora. I bombardamenti hanno interrotto la fornitura di corrente e gas a Kharkiv, mentre centinaia di migliaia di persone hanno subito blackout parziali in altre regioni, da ovest (Khmelnytsky) a sud (Odessa). Foto sui social media hanno mostrato un incendio sulla centrale idroelettrica di Dnipro, con la carcassa bruciata di un filobus. C'è stato anche uno stop parziale alle due linee elettriche che alimentano Zaporizhzhia, la più grande centrale nucleare d'Europa, e l'impianto idroelettrico nelle vicinanze ha subito danni ingenti. In totale, secondo le autorità locali, sono state colpite 151 infrastrutture. La situazione sul fronte degli approvvigionamenti energetici, nonostante tutto, è rimasta "sotto controllo", ha fatto sapere in seguito da Kiev il premier Denys Shmygal, anche grazie all'elettricità fornita da Slovacchia, Polonia e Romania.
L'ondata di raid notturni, secondo il ministero della Difesa russo, è scattata come "ritorsione" per i recenti attacchi ucraini, anche oltre confine. E dal Cremlino sono arrivati segnali che la postura nel conflitto sia cambiata in una direzione ancora più aggressiva. "De jure è ancora un'operazione militare speciale, ma de facto per noi si è trasformata in una guerra poiché l'Occidente rafforza sempre più direttamente il suo coinvolgimento", ha detto Dmitry Peskov in un'intervista ad un giornale russo. Una apparente semplice constatazione, secondo il portavoce di Vladimir Putin, a cui tuttavia è seguito un promemoria delle reali intenzioni dello zar: "liberare tutto il territorio" delle quattro regioni ucraine parzialmente già annesse, ossia Lugansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson.
Il messaggio di Mosca è preso sul serio a Kiev, che si prepara al peggio. Secondo il comandante delle forze di terra Oleksandr Pavliuk, il nemico si starebbe preparando a lanciare un'offensiva in estate raggruppando altri 100mila soldati. La preoccupazione delle forze armate ucraine ha portato Volodymyr Zelensky a lanciare un ennesimo e spazientito appello agli alleati: "I missili russi non subiscono ritardi, a differenza dei pacchetti di aiuti per noi". Messaggio in qualche modo recepito dalla Casa Bianca, che condannando gli "attacchi brutali" dei russi alle reti elettriche ha definito "imperdonabile" l'ostruzionismo dei repubblicani al Congresso sul nuovo pacchetto di 60 miliardi per il Paese invaso.
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