Una mobilitazione già a pieno regime. Che sta travolgendo da settimane l'intera India, con l'elefantiaca macchina elettorale mobilitata a pieno regime, la campagna sempre più accesa, ogni giorno manifestazioni, comizi, roadshow di leader che si spostano da una parte all'altra del Paese, con i media letteralmente invasi dall'attenzione minuziosa a quella che viene definita 'Decision 2024'.
Per garantire il diritto di voto sono pronti a muoversi 15 milioni tra dipendenti del governo e agenti delle forze di sicurezza. Il mantra dei funzionari elettorali è "nessuno escluso", ed è già entrato nel mito il trekking di 40 chilometri che un team di funzionari affronterà nello stato dell'Arunachal Pradesh per raggiungere la sola votante di un remoto villaggio. Il risultato è dato largamente per scontato: gli indiani consacreranno, per il terzo mandato, il Bjp, Bharatiya Janata Party, e il Premier Modi. Che, sempre più sicuro di sé, si dichiara certo che dai 303 seggi del 2019 il suo partito balzerà ai 400. Da solo. Senza bisogno dell'apporto degli alleati. Anche se il risultato definitivo non sarà così schiacciante, non c'è analista che non preveda la vittoria di Modi. La coalizione dei ventotto partiti di opposizione I.n.d.i.a., nata nel 2023 sotto la leadership del partito del Congresso, scricchiola già per fratture, defezioni, decisioni last minute di presentarsi da soli. E il sistema maggioritario uninominale ad un solo turno, in cui vince il candidato che prende più voti, non premia le coalizioni.
Il Congresso, che nel 2019 si era dovuto accontentare di 52 seggi, ha perso ulteriormente smalto; nonostante l'impegno di Rahul Gandhi, che tutti gli analisti riconoscono maturato politicamente, con i suoi richiami alla forte disoccupazione giovanile, soprattutto tra i diplomati e laureati, con le accuse per l'ingente mole di finanziamenti incanalati verso il partito del Premier, e con le grida di allarme per la fine della democrazia e il rischio della cancellazione della Costituzione, il Congresso non riesce a contrastare la marcia trionfale di Modi. Mentre le altre forze di rilievo nella fila dell'opposizione scontano tutte il limite delle loro dimensioni locale: sono al governo negli stati meridionali del Paese, dal Kerala al Tamil Nadu, dal Telangana al Karnataka, dall'Andhra Pradesh al Bengala occidentale, aree dove Modi sta cercando di farsi strada con un massiccio impegno, ma privi di una visione e di un consenso nazionale. Assieme a loro c'è uno dei più giovani e agguerriti competitor del Premier, l'Aam Admi Party di Arwind Kejriwal, chief minister eletto a Delhi. Ma l'Aap è stato azzoppato dall'arresto del leader, in carcere con accuse di corruzione, ritenute politicamente motivate. (ANSA).
Elezioni da Guinness in India, quasi un miliardo al voto
Venerdì al via le politiche, banco di prova scontato per Modi