Nei sondaggi dell'ultimo mese Herzl 'Herzi' Halevi è al primo posto nell'apprezzamento dell'opinione pubblica israeliana. Per il capo delle forze armate di Israele la valutazione conta meno di nulla: per carattere e formazione il generale filosofo, per via della sua laurea, non perdonerà mai a se stesso di non aver difeso il suo popolo il 7 ottobre.
"L'Idf è responsabile della sicurezza dei suoi cittadini, quel sabato non ce ne siamo occupati", ha dichiarato 5 giorni dopo l'assalto, condannando se stesso senza appello.
Viso scavato, rughe scolpite, Halevi sa di essere già passato alla storia come il responsabile, certo non il solo, della peggiore sconfitta militare del Paese. Le labbra strette, gli occhi a fessura del generale durante il gabinetto di guerra raccontano la gravità del momento. "Herzi non ha mai voglia di combattere, ma non ha nemmeno paura di farlo", ha raccontato uno stretto collaboratore. "E' coraggioso, pure nel dire chiaro e tondo quello che pensa ai superiori". Come ha fatto a luglio dello scorso anno quando ha sollecitato Benyamin Netanyahu a trattare con l'opposizione sulla riforma della giustizia. Non era un'ingerenza: alla protesta, che ha spaccato il Paese per otto mesi, hanno preso parte pure i riservisti dell'aviazione militare minacciando di non presentarsi più. Halevi ha scelto una posizione morbida verso i piloti attirandosi l'accusa di simpatizzante delle proteste.
Nominato capo delle forze militari israeliane nel gennaio 2023, cresciuto in una famiglia religiosa di Gerusalemme, primo capo di stato maggiore ortodosso dell'Idf, frequenta ancora la sinagoga di sabato. Ma non va in giro con la kippah. Il 7 ottobre ha eclissato riforma della giustizia e polemiche, e per il capo dell'Idf l'orizzonte è diventato uno solo: Hamas. Prima di dare l'ordine ai tank ha avuto parole gelide: "L'Idf entrerà a Gaza, tenendo bene in mente le immagini dei cadaveri di 1.200 israeliani, delle donne violentate, degli ostaggi. Yahya Sinwar e la sua gerarchia sono uomini morti". Dopo sei mesi di guerra Sinwar resta al riparo dei tunnel, solo alcuni leader sono finiti al creatore, Hamas non è sconfitta. Nessuno sa come Halevi intenda uscire dall'impasse strategico a Gaza, né se l'attacco a Rafah, qualora avvenisse, possa realmente tagliare le gambe ai miliziani. Nelle scorse settimane il generale ha inviato una lettera alle truppe: "Abbiamo molta strada da fare.
Non siamo impegnati in una serie di omicidi o genocidi. Vogliamo sconfiggere un nemico che merita un'amara perdita".
Parole in linea con la cultura di Herzi Halevi, 56 anni, primo capo di stato maggiore nato dopo la Guerra dei Sei Giorni del 1967, il nome ereditato da uno zio paracadutista caduto nel conflitto. Sposato con Sharon, quattro figli, grande sportivo.
Il suo predecessore Gadi Eizenkot ha sintetizzato: "I funzionari Usa sono colpiti da Herzi, non fa mai stronzate". In passato ha rifiutato l'offerta di diventare addetto militare di Netanyahu.
Lunedì Halevi ha annunciato che Israele risponderà all'attacco dell'Iran. Le decisioni su Gaza e Teheran sono in buona parte sulle sue spalle. Herzi avrà molto da chiedere a Platone e Maimonide.
Halevi, il filosofo che guida Israele in guerra
Sulle spalle del generale le decisioni su Teheran e Rafah