Mondo

Il raid irrompe al G7, 'tutti fermino l'escalation'

Tajani: 'Un messaggio chiaro'. Via libera alle sanzioni all'Iran

Una veduta dell'hotel Quisisana dove si svolgono i lavori del G7 dei ministri degli Esteri a Capri

Redazione Ansa

(dell'inviato Luca Mirone)

Le notizie della notte irrompono bruscamente sul tavolo dei ministri degli Esteri riuniti nel G7 di Capri, nell'ultimo giorno dei lavori. L'attacco israeliano in territorio iraniano è l'ennesimo, seppur atteso, segnale di allarme nella regione, che costringe i capi delle diplomazie occidentali a rivedere l'agenda del vertice e prendere una posizione netta, lanciando un forte appello a tutte le parti a fermarsi. Antonio Tajani, che ha presieduto la riunione, ha sottolineato il "messaggio chiaro" di un G7 sempre più "coeso".
    Un format "politico", ha rivendicato il titolare della Farnesina, in cui "tutti i membri lavoreranno in sintonia" con l'obiettivo di "spegnere il fuoco" in Medio Oriente.
    Il blitz dei droni israeliani che ha colpito una base iraniana a Isfahan, in risposta all'attacco diretto di Teheran contro lo Stato ebraico il 13 aprile, ha portato i ministri del G7 a riformulare il comunicato finale di Capri. L'appello è a "tutte le parti", non solo i diretti contendenti, ma anche a tutti gli attori più influenti della regione, per fornire un "contributo allo sforzo" di disinnescare la polveriera.
    I 7 Grandi chiamano in causa Teheran, a cui viene chiesto "di astenersi dal sostenere Hamas e dall'intraprendere ulteriori azioni che destabilizzino il Medio Oriente, compreso il sostegno agli Hezbollah e ad altri attori non statali", come ad esempio gli Houthi, che conducono azioni ostili per procura contro gli occidentali nel Mar Rosso. In caso contrario, il regime degli ayatollah dovrebbe prepararsi a subire "nuove sanzioni o altre misure". Nel mirino ci sono coloro che sono coinvolti nella fabbricazione e nella vendita di missili e droni. Ma c'è un passaggio anche dedicato all'Ucraina, in cui si minaccia una stretta se l'Iran "dovesse procedere con la fornitura di missili balistici o tecnologie correlate alla Russia".
    Il caso Iran è l'ultima drammatica appendice del conflitto a Gaza e per questo il G7 ha richiamato alla necessità di fare passi avanti per disinnescare anche quella bomba. Le priorità indicate sono le stesse da tempo, ma sempre più urgenti dopo oltre sei mesi di ostilità: "Rilascio immediato degli ostaggi e un cessate il fuoco sostenibile che consenta un aumento dell'assistenza umanitaria". Il principale ostacolo in questo percorso, secondo l'occidente, è Hamas. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha rilevato che la fazione palestinese "ha rifiutato offerte generose da parte di Israele".
    Allo stesso tempo anche Israele ha le sue responsabilità e i suoi doveri. Il punto è soprattutto l'annunciata offensiva di Rafah, che il G7 continua a respingere. Perché "avrebbe conseguenze catastrofiche sui civili". Quindi la priorità, di cui si deve fare carico lo Stato ebraico, è adottare "un piano credibile e attuabile per proteggere la popolazione locale".
    Concetto ribadito dagli Usa, che sono i principali fornitori di aiuti militari a Israele. "Crediamo che si possano raggiungere gli stessi obiettivi con altri mezzi" rispetto a quello di entrare con le truppe nel sud della Striscia, ha ribadito Blinken.
    L'impegno umanitario in favore dei palestinesi ostaggio della guerra è un asset chiave dell'iniziativa italiana, che con il suo progetto 'Food for Gaza' che "è stato riconosciuto dal G7 come strumento di pace", ha sottolineato Tajani. La ricerca della pace è la priorità per Roma, che insiste sul fatto che ci sia solo una strada per stabilizzare definitivamente la regione: "Due stati per due popoli". 
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it