Raffiche di arresti nei campus mentre le proteste pro-palestinesi infiammano le più prestigiose università d'America. Da Columbia a Harvard e Yale, da Berkeley a Princeton, MIT, Stanford e all'Università del Michigan, gli studenti sono scesi in piazza contro la situazione a Gaza, con la polizia ripetutamente chiamata a sgomberare tende e ammanettare gli occupanti.
Non succedeva dal '68, dagli anni bui del Vietnam. Ora si teme un'estate calda, con potenziali ripercussioni sulla convention Dem di Chicago: si svolgerà nella stessa metropoli dove, 56 anni fa, decine di migliaia di manifestanti contro la guerra si scontrarono con le forze
dell'ordine mentre i democratici, senza un candidato forte dopo la rinuncia di Lyndon Johnson, finirono per perdere le elezioni di novembre.
E' quel che teme il presidente Joe Biden, entrato nella polemica cercando di mantenere l'equidistanza tra le parti: "Condanno le proteste antisemite nelle università", ha detto, ma anche "coloro che non capiscono cosa sta succedendo ai palestinesi".
Columbia, dove a lungo ha insegnato l'intellettuale americano-palestinese Edward Said, è di nuovo l'epicentro della protesta, proprio come mezzo secolo fa. Molti degli studenti che occupano il campus sono ebrei: ieri, per l'inizio della Pasqua ebraica, hanno celebrato un seder particolare, pieno di riferimenti alle sofferenze dei palestinesi a Gaza. Mentre centinaia di professori non sono andati in classe in solidarietà
con gli oltre cento arrestati di giovedì quando la polizia, chiamata dalla presidente Minouche Shafik, ha sgomberato il campus con la forza.
Da oggi, per ragioni di sicurezza, gli studenti che non vorranno recarsi fisicamente in aula potranno seguire le lezioni in remoto fino alla fine del semestre: la decisione ha scandalizzato alcuni genitori, determinati a chiedere il rimborso di parte della retta.
Ieri intanto una cinquantina di studenti di Yale che chiedevano all'ateneo di disinvestire da aziende con legami con Israele sono finiti in manette: subiranno sanzioni disciplinari. A New York oltre 150 della NYU che protestavano nella Gould Plaza hanno fatto la stessa fine. Nelle fasi più calde dell'operazione gli agenti hanno sparato spray al pepe sui manifestanti e a loro volta sono stati presi a bottigliate.
Una ventina di tende sono state innalzate oggi sul campus del MIT mentre nella vicina Harvard, dove in gennaio la presidente Claudine Gay è stata immolata sull'altare delle polemiche dopo una disastrosa audizione in Congresso sull'antisemitismo nei campus, il successore ad interim Alan Garber non ha escluso di chiamare la polizia. Per ragioni di sicurezza è stato chiuso agli estranei l'Harvard Yard, dove si trovano aule, biblioteche e dormitori: si entra solo col tesserino che può venir smagnetizzato in caso di sospensione. E' andata così agli occupanti della Columbia, autorizzando in questo modo gli arresti per il reato di ingresso illegale.
Le ripercussioni di quell'episodio continuano a farsi sentire. Attaccata dal miliardario filo-israeliano Robert Kraft (il padrone dei Patriots di football) che ha minacciato di ritirare le donazioni all'ateneo di cui è stato alunno perché "non protegge adeguatamente gli studenti ebrei", la Shafik rischia ora la censura del senato accademico. Nella mozione che dovrebbe essere presentata domani non si parla apertamente di dimissioni, come hanno chiesto invece dopo l'audizione a Capitol Hill i repubblicani Elise Stefanik e Tim Scott ma anche il democratico John Fetterman.
E tuttavia l'economista di origine egiziana chiamata solo pochi mesi fa al timone dell'ateneo potrebbe avere avere i giorni contati: è accusata di aver violato "i requisiti fondamentali della libertà accademica" mettendo in atto "un assalto senza precedente ai diritti degli studenti".
E da Israele il leader dell'opposizioe Yair Lapud ha commentato su X che "ciò che sta accadendo nei campus universitari americani è imperdonabile. È antisemitismo, è sostegno al terrorismo e ad Hamas che uccide le persone Lgbt e opprime le donne. L'amministrazione non può restare a guardare, deve intervenire."
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