La Russia "farà di tutto per evitare uno scontro globale" ma "non permetterà a nessuno di minacciarla", e manterrà la prontezza operativa delle sue "forze strategiche" nucleari. Le parole di Vladimir Putin sono in sintonia con il cielo grigio e la temperatura invernale che gravano sulla Piazza Rossa.
Affermazioni da Guerra Fredda, pronunciate dal leader del Cremlino alla parata per l'anniversario della vittoria su Hitler mentre le tensioni con l'Occidente per il conflitto in Ucraina raggiungono livelli mai toccati prima. Quasi contemporaneamente, spetta al vice ministro degli Esteri Serghei Ryabkov avvisare che la Russia sta "rafforzando le misure di deterrenza nucleare" per rispondere alla "politica di escalation" di cui Mosca accusa gli europei e gli Usa. E questo mentre Putin conferma che la Bielorussia si unirà a esercitazioni per testare la prontezza delle armi nucleari tattiche.
"Nulla di inusuale, si tratta di lavoro programmato", minimizza il presidente. Ma nell'annunciare i test, nei giorni scorsi, il ministero della Difesa aveva detto che si trattava di una risposta alle "minacce" occidentali. La minaccia principale di cui parlano i vertici militari è l'ipotesi ventilata dal presidente francese Emmanuel Macron di inviare truppe in Ucraina nel caso di un cedimento delle difese di Kiev, in seria difficoltà. Parole che hanno sollevato poco entusiasmo tra gli alleati occidentali. Ma oggi il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis, in un'intervista al Guardian, ha evocato una possibile coalizione ad hoc di Paesi occidentali che invii personale militare di addestramento in Ucraina con il sostegno della difesa aerea. Un'iniziativa che avvicinerebbe la possibilità di un confronto diretto con Mosca.
"Potrebbe essere un primo passo nell'iniziativa di Macron", ha sottolineato Landsbergis. Mentre le agenzie russe hanno citato le parole del primo ministro polacco, Donald Tusk, secondo il quale "soldati, osservatori e tecnici" di Paesi Nato sono già in Ucraina. Dichiarazioni che del resto aveva già fatto a marzo il suo ministro degli Esteri Radoslaw Sikorski, probabilmente riferendosi a consiglieri che affiancano gli ucraini per l'utilizzo delle armi sofisticate fornite dall'Alleanza. Tusk avrebbe tuttavia aggiunto che un coinvolgimento diretto nel conflitto deve essere evitato. L'avvertimento di Putin sulle armi nucleari è stato accompagnato visivamente dalla presenza di lanciatori di missili strategici nella parata odierna, a cui hanno partecipato 9.000 militari, fra cui molti combattenti del conflitto in Ucraina, che il presidente ha salutato come "eroi".
Secondo tradizione, sotto la tribuna ha sfilato anche un carro armato T-34 della Grande Guerra Patriottica, come è chiamata a Mosca quella contro i nazisti, nella quale morirono, secondo le stime ufficiali, non meno di 27 milioni di russi, tra militari e civili. E, come ormai consuetudine, Putin ha fatto un paragone tra quella lotta e quella contro gli attuali "seguaci del nazismo", tra cui annovera la dirigenza di Kiev. Contro di loro e i loro sostenitori occidentali l'ex presidente Dmitry Medvedev è arrivato a prevedere addirittura un futuro processo internazionale, una "Norimberga 2.0", come l'ha chiamata. Le celebrazioni sono cominciate, dopo una nevicata, alle 10 del mattino, ai rintocchi dell'orologio sulla torre Spasskaya del Cremlino. Limitata la presenza dei capi di Stato ospiti. Accanto a Putin in tribuna sedevano i presidenti di Bielorussia, Kazakhstan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Cuba, Laos e Guinea-Bissau, che dopo la parata lo hanno accompagnato a rendere omaggio al vicino monumento al Milite Ignoto. Assente invece il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, a conferma del raffreddamento dei rapporti tra Mosca e Yerevan.
Nel pomeriggio è stata cancellata la tradizionale marcia del Reggimento Immortale, dove i cittadini russi sfilano mostrando le fotografie di padri, nonni o bisnonni che hanno combattuto contro il nazismo. Una decisione motivata dai timori per la sicurezza, sia per possibili attacchi ucraini, sia terroristici dopo l'attentato al Crocus City Hall lo scorso marzo. Allarmi che si sono rivelati infondati. Un attacco con un drone è invece avvenuto, ed è stato rivendicato dai servizi d'intelligence di Kiev, contro una raffineria situata a ben 1.200 chilometri dal confine ucraino, nella Repubblica della Baschiria. Il capo della repubblica, Radiy Khabirov, ha riferito che il velivolo senza pilota ha colpito un impianto della Gazprom nella città di Salavat, dove si registrano danni a una stazione di pompaggio ma nessun morto o ferito.
Il Servizio di sicurezza ucraino Sbu ha organizzato un attacco a una raffineria di petrolio sulla regione russa della Baschiria con un drone che prima di colpire ha volato per una distanza record di 1.500 km. Lo scrive Rbc Ucraina citando fonti di Kiev. La rivendicazione giunge dopo che il capo della Baschiria, Radiy Khabirov, ha riferito che una raffineria di petrolio Gazprom nella città di Salavat è stata attaccata da un drone. Secondo le autorità regionali citate da Ria Novosti, l'attacco ha danneggiato la struttura di una stazione di pompaggio dell'impianto ma non ci sono state vittime.
"La Sbu ha dimostrato ancora una volta di possedere potenti soluzioni tecnologiche che aiutano a sferrare colpi dolorosi al nemico. Ciò significa che le raffinerie e i depositi petroliferi russi che operano nel complesso dell'industria militare della Federazione Russa non possono sentirsi sicuri nemmeno nelle retrovie", ha detto la fonte a Rbc Ucraina. L'impianto colpito, il "Gazprom Naftokhim Salavat", è considerato uno dei più grandi complessi di raffinazione del petrolio e di produzione petrolchimica in Russia.
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