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Spagna, Irlanda e Norvegia riconoscono la Palestina

Esultano l'Anp e Hamas. L'ira di Netanyahu: 'E' un premio al terrorismo'

Netanyahu, Stato di Palestina una ricompensa al terrorismo

Redazione Ansa

   Spagna, Norvegia e Irlanda con una mossa all'unisono hanno  annunciato il riconoscimento dello Stato di Palestina dal 28 maggio, con l'Autorità nazionale palestinese che ha esultato per un risultato considerato "storico" dall'Olp mentre Israele si è infuriato richiamando gli ambasciatori dai tre Paesi europei.

   La decisione era nell'aria, anticipata dalle tre capitali nelle settimane scorse pur senza una data precisa, senza dubbio accelerata dalla guerra a Gaza. Per Dublino ci ha pensato il premier Simon Harris, che ha definito il placet alla Palestina "un giorno storico e importante". Anche il premier norvegese Jonas Gahr Store ha detto che il suo Paese riconoscerà Ramallah "come Stato indipendente e sovrano, con tutti i diritti e gli obblighi che ciò comporta".

   Lo stesso ha fatto il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. La cornice indicata è quella della soluzione a 2 Stati con confini, ha spiegato St›re, "precedenti a quelli del 4 giugno del 1967", ovvero alla Guerra dei Sei Giorni. E con Gerusalemme, ha aggiunto, "capitale condivisa".
Per tutti e tre anche Israele trarrebbe vantaggio dalla soluzione a 2 Stati, perché contribuirebbe "a rendere la regione più pacifica e stabile".

   Sono nove ora gli Stati Ue che riconoscono lo Stato palestinese (la Norvegia non fa parte dell'Unione), mentre a livello globale lo fanno il 70% circa dei membri Onu (142 su 193), tra cui non ci sono Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti.

   La svolta di oggi ha suscitato il plauso dei palestinesi e la completa avversione di Israele. Da Ramallah, il presidente Abu Mazen ha incitato altri Paesi europei a seguire l'esempio di Spagna, Irlanda e Norvegia indicando come confini del nuovo Stato quelli del '67. Mentre Hamas ne ha ascritto il merito alla "coraggiosa resistenza palestinese".

    Lo Stato ebraico invece ha subito ritirato i propri ambasciatori a Oslo, Madrid e Dublino e convocato i loro inviati al ministero degli Esteri a Gerusalemme per "una reprimenda". Il capo della diplomazia israeliana Israel Katz tra l'altro ha mostrato loro il video, diffuso dalle famiglie degli ostaggi, delle 5 soldatesse rapite da Hamas il 7 ottobre e portate a Gaza sotto la minaccia delle armi.

   "L'intenzione di diversi Paesi europei di riconoscere uno Stato palestinese - ha denunciato il premier Benyamin Netanyahu - è una ricompensa per il terrorismo". Poi ha ricordato che "l'80% dei palestinesi in Giudea e Samaria (Cisgiordania, ndr) sostiene il terribile massacro del 7 ottobre. A questo male - ha detto - non bisogna dare un Paese. Questo sarà uno Stato terrorista, tenterà di ripetere continuamente il massacro del 7 ottobre". 

   Quasi all'unisono i ministri della destra radicale del governo del premier - come Bezalel Smotrich - hanno chiesto a Netanyahu di prendere "misure punitive" verso l'Anp, bloccando ad esempio il trasferimento dei fondi delle tasse raccolte per i palestinesi.

   Washington da parte sua ha ammonito che la Palestina "non si riconosce in modo unilaterale". "Il presidente Biden - ha affermato un portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca - è un sostenitore della soluzione a 2 Stati e lo è stato per tutta la sua carriera" ma "crede che uno Stato palestinese dovrebbe essere realizzato tramite trattative dirette fra le parti e non tramite un riconoscimento unilaterale".

   Cauti anche i big europei. Il ministro degli Esteri francese Stephane Sejournè ha sottolineato che riconoscere lo Stato palestinese "non è un tabù" ma che "ora non è il momento giusto". Anche secondo Berlino, il riconoscimento "resta l'obiettivo finale della soluzione a due Stati", mentre il titolare della Farnesina Antonio Tajani ha osservato che un percorso corretto "non può essere fatto di un riconoscimento della Palestina senza il riconoscimento di Israele dello Stato palestinese e viceversa".

   "Poi - ha aggiunto - bisogna capire cosa sia lo Stato palestinese, perché non possiamo riconoscere uno Stato guidato da Hamas". A Roma sabato 25 arriverà il premier palestinese Mohammad Mustafa per incontrare Giorgia Meloni.

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