Le grane giudiziarie di Donald Trump non finiscono con la chiusura del processo per i pagamenti in nero alla porno star Stormy Daniels. All'orizzonte per il tycoon ci sono, infatti, altre tre cause, più due appelli - quello contro la condanna per gli asset gonfiati e quello nel procedimento per diffamazione ai danni della scrittrice Jean Carroll - oltre all'attesa decisione della Corte Suprema sull'immunità presidenziale.
LA RIVOLTA DEL 6 GENNAIO - I procuratori federali accusano Trump di aver esercitato pressioni per ribaltare il risultato delle elezioni del 2020, di aver consapevolmente diffuso bugie sul voto truccato e di aver istigato e sfruttato l'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 per ritardare la certificazione della vittoria di Joe Biden e rimanere al potere. In totale, quattro capi d'accusa, tra cui associazione a delinquere per frodare gli Stati Uniti e associazione a delinquere contro i diritti dei cittadini. Il processo è stato rinviato a tempo indeterminato o meglio fino a quando la Corte Suprema non si esprimerà sull'immunità. I massimi giudici americani hanno ascoltato gli argomenti di difesa e accusa lo scorso 25 aprile e dovrebbero emettere una sentenza entro giugno. Tutto questo aumenta le possibilità che il processo inizi dopo il voto di novembre e se il tycoon dovesse vincere potrebbe anche auto-graziarsi.
LE INTERFERENZE SUL VOTO IN GEORGIA - Trump e altri 18 imputati sono accusati di cospirazione criminale per aver tentato di ribaltare la sconfitta di misura nello stato nelle elezioni del 2020. La maxi indagine, guidata dalla procuratrice Fani Willis, è stata innescata da una telefonata in cui l'ex presidente chiedeva al segretario di Stato della Georgia di "trovare 11.780 voti" necessari a sovvertire l'esito del voto.
Anche in questo caso non è ancora stata fissata una data per il processo, la procura preme per agosto ma tutto è stato ritardato dalle accuse di conflitto di interessi a Willis per aver assunto un procuratore con il quale aveva una relazione. Se fosse riconosciuto colpevole, Trump rischia fino a 20 anni di carcere. E, in caso di rielezione, non potrebbe graziarsi, trattandosi di reati statali.
LA GESTIONE DELLE CARTE CLASSIFICATE - Il procuratore speciale Jack Smith accusa Donald Trump di aver gestito in modo inappropriato documenti segreti portandoli dalla Casa Bianca alla sua residenza di Mar-a-Lago dopo aver lasciato l'incarico e di aver ostacolato le indagini dell'Fbi. Anche in questo caso non c'è ancora una data del processo poiché la giudice Aileen Cannon - nominata dal tycoon - ha annullato quella del 20 maggio e non ne ha fissata un'altra. (ANSA).