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Chi è Alving Bragg, il pm che ha incastrato Trump

Studi a Harvard, è il primo afroamericano alla guida di New York

Redazione Ansa

Il verdetto della giuria contro Donald Trump nel caso del pagamento alla pornostar Stormy Daniels rappresenta una vittoria totale per Alvin Bragg, il primo afroamericano procuratore di Manhattan aspramente criticato da destra e da sinistra per la sua strategia legale contro l'ex presidente. Una strategia che però alla fine si è rivelata vincente, proiettando Bragg alla ribalta mondiale.

Newyorkese doc, nato e cresciuto ad Harlem, il quartiere afroamericano per eccellenza, il cinquantenne Bragg ha studiato prima alla prestigiosa Trinity School - dove era conosciuto come il 'sindaco' per il suo carisma - e poi a Harvard, dove si è laureato in legge. Durante gli studi all'ateneo del Massachussetts, Bragg si è distinto come presidente della Black Student Association, tanto da essere definito 'il conciliatore' dall'Harvard Crimson per la sua capacità di disinnescare la tensione fra i gruppi studenteschi.

I primi passi nel mondo legale li ha compiuti in uno studio privato prima di approdare all'ufficio del procuratore di New York, di cui ha conquistato la guida nel 2022 dopo una campagna elettorale che ne ha mostrato le sue doti legali ma anche la sua avversità ai media. Meno plateale della collega Fani Willis, la procuratrice della Georgia che ha incriminato Trump, Bragg è descritto dai suoi amici come un nerd totalmente disinteressato alle apparenze, come mostrano i suoi abiti spesso sgualciti o il completo da boy scout indossato durante il primo appuntamento con la moglie. "E lei mi ha pure sposato...", ha scherzato Bragg nel corso degli anni in varie interviste.

Nella sua carriera si è occupato anche di casi di primissimo piano. Nel 2014 ha rappresentato la madre di Eric Garner, l'afroamericano ucciso dalla polizia, contro il New York Police Department. Oltre a essere stato il responsabile della supervisione del caso di Harvey Weinstein, l'ex re di Hollywood travolto dalle accuse di molestie. "Ho fatto causa a Trump più di 100 volte", ha raccontato nel 2021 al New York Times durante la sua campagna elettorale, riferendo di essersi visto puntare tre volte la pistola contro dalla polizia quando era un teenager. Esperienze che lo hanno motivato ancor di più a studiare giurisprudenza e a divenire un paladino per la difesa dei diritti civili.   

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