L'ex presidente russo Dmitry Medvedev ha invitato l'Occidente a non commettere "un errore fatale" contando sul fatto che Mosca non impiegherà armi nucleari tattiche se l'escalation in corso sul conflitto in Ucraina porterà a uno scontro con la Nato. "Purtroppo questa non è un'intimidazione e nemmeno un bluff nucleare", ha affermato Medvedev, dopo il via libera di molti Paesi dell'Alleanza all'utilizzo di armi fornite a Kiev per attaccare il territorio russo. Ma il ministro della Difesa Andrei Belousov frena, assicurando che la risposta sarà sì "decisa" ma anche "proporzionata" alle minacce.
Le tensioni tra la Russia e l'Occidente stanno crescendo "secondo il peggiore scenario possibile", ha avvertito Medvedev, attuale vice segretario del Consiglio di Sicurezza nazionale. Per questo motivo sul possibile uso di testate atomiche tattiche, di cui in questi giorni i russi stanno testando la preparazione nell'ambito di un'esercitazione, non devono ripetere lo stesso sbaglio fatto quando hanno pensato che Mosca "non sarebbe entrata in un conflitto militare aperto con il regime di Bandera". Vale a dire con il governo di Kiev. E oggi "nessuno può escludere la possibilità che il conflitto scivoli verso lo stadio finale", ha concluso l'ex presidente, che più volte in passato ha evocato lo spettro di una guerra nucleare, o "un Armageddon", come lui stesso si è espresso.
La stessa retorica bellicista sembra aver contagiato alcuni analisti politici russi. Come Dmitry Suslov, professore della Higher School of Economics e vice direttore dei programmi di ricerca del Consiglio per la politica estera e di difesa, che ha proposto di dar vita ad un esperimento nucleare nell'atmosfera nelle sperdute isole di Novaja Zemlja, nel Mar Glaciale Artico, per impressionare i Paesi della Nato e far vedere che Mosca fa sul serio. Ma ben diverse sono le reazioni ufficiali.
La Russia "continuerà ad agire in modo deciso e proporzionato alle minacce alla sua sicurezza", ha affermato il ministro Belousov. Ieri anche la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, aveva parlato di una risposta "proporzionata", ipotizzando in particolare la creazione di una fascia di sicurezza in territorio ucraino. Belousov ha sottolineato che nelle ultime settimane Kiev ha già usato decine di missili americani Atacms per colpire obiettivi in Crimea, annessa dalla Russia nel 2014. "L'altro ieri c'è stato l'attacco più massiccio con dieci Atacms al ponte di Kerch, ma tutti i missili sono stati abbattuti", ha aggiunto. E secondo il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, Kiev ha già utilizzato armi occidentali per attaccare il territorio russo. Ma per il Wall Street Journal, Washington avrebbe posto agli ucraini il veto ad utilizzare gli Atacms a questo scopo.
Secondo Belousov, Kiev vuole solo "dimostrare agli sponsor occidentali la capacità di causare danni alla Federazione Russa attraverso attacchi alle infrastrutture civili", per cercare di rispondere ad una situazione ormai irrimediabilmente compromessa sul terreno. Il ministro della Difesa sostiene che le forze ucraine si sono "ritirate di 8-9 chilometri" nella regione di Kharkiv, per difendere la quale Washington ha accettato che vengano impiegate anche le armi provenienti dall'America. Lungo tutto il fronte, ha aggiunto Belousov, i russi hanno conquistato in un mese 28 villaggi.
Una buona notizia è intanto oggi quella della ripresa, dopo mesi di interruzione, degli scambi di prigionieri. Mosca ha fatto sapere che 75 militari sono stati liberati da ciascuna delle due parti grazie a una mediazione condotta dagli Emirati Arabi Uniti.