Un "processo farsa truccato" in un Paese "fascista" orchestrato da Joe Biden, con un pm "fazioso" e un giudice "corrotto" che "sembra un angelo ma è un vero diavolo": all'indomani dello storico verdetto di colpevolezza per il caso pornostar, prima condanna penale per un ex presidente americano, Donald Trump ribadisce la sua innocenza preannunciando appello e rilancia i suoi attacchi a 360 gradi.
Lo fa con un comizio show di 40 minuti dal fortino della sua Trump Tower, da cui nel 2015 annunciò la sua discesa in campo, nella città dove ha costruito la sua fortuna e il suo successo ma che da tempo gli ha voltato le spalle, fino al verdetto che potrebbe cambiare l'esito delle elezioni.
Fuori due folle contrapposte, insieme a turisti e curiosi: una, più nutrita, di suoi fan con lo slogan 'we won' (abbiamo vinto, un'allusione alle elezioni del 2020 che il tycoon ritiene truccate); un'altra che sbandierava cartelloni con la scritta 'Guilty' (colpevole). E' la foto di un Paese diviso a metà e il potenziale preludio di quelle rivolte e violenze istigate sui web di destra dai sostenitori del tycoon: uno scenario da 'Civil War', il recente film sul futuro distopico dell'America.
La strategia di Trump resta la stessa: gridare al complotto per far salire le donazioni presentandosi sul sito web ufficiale della campagna come "un prigioniero politico". Per ora sembra funzionare, se ha raccolto in poche ore dopo il verdetto la cifra record di 34,8 milioni di dollari. Il suo social Truth però ne risente, crollando in Borsa.
"Tutto arriva dalla Casa Bianca, da Joe Biden e dai suoi", ha accusato il tycoon, definendo il suo rivale "il presidente più stupido, incompetente e disonesto della storia". Quindi gli strali contro giudice, pm e un processo "molto iniquo" (nonostante 12 giurati lo abbiamo ritenuto colpevole all'unanimità oltre ogni ragionevole dubbio) dove ha spiegato di non aver testimoniato perchè "se dici qualcosa di lievemente sbagliato ti perseguono poi per falsa testimonianza".
Ma alla Trump Tower è stato un soliloquio e non ha risposto alle domande dei giornalisti. The Donald ha anche cercato di nobilitare la sua battaglia personale: "Se fanno questo a me, lo possono fare a tutti. Tutto questo è più importante di me e della mia presidenza, sto lottando per la nostra Costituzione. A nessun presidente dovrebbe capitare quella che sta capitando a me", ha concluso, ribadendo che "il giorno più importante della storia Usa sarà il prossimo 5 novembre", l'Election day, quando ci sarà "il vero verdetto".
"Trump minaccia la democrazia e mette in discussione il nostro sistema giudiziario", ha commentato su X Biden. "Quello che è successo ieri a New York dimostra che nessuno è al di sopra della legge... dire che un processo è truccato quando non ci piace il verdetto è pericoloso e irresponsabile", ha poi dichiarato il presidente, la cui campagna però ora rischia di essere minata dai due processi che attendono il figlio Hunter (a giugno per una pistola illegale e a settembre per evasione fiscale).
Il suo staff ha rincarato la dose: "L'America ha appena visto un Donald Trump confuso, disperato e sconfitto che sproloquia sulle sue lamentele personali e mente sul sistema giudiziario americano... Sconvolto dalla sconfitta elettorale del 2020 e in preda alle sue condanne penali, Trump è consumato dalla sua stessa sete di vendetta e punizione. Sta seminando il caos, attaccando lo stato di diritto e lottando per l'unica cosa al mondo di cui gli importa qualcosa: Donald Trump".
I repubblicani invece, salvo qualche rara eccezione, fanno quadrato intorno al loro leader. A partire dallo speaker della Camera Mike Jonhson che, nonostante il suo ruolo istituzionale di terza carica dello Stato, ha delegittimato il processo e accusato Biden di aver "strumentalizzato la giustizia", invocando addirittura un intervento della Corte suprema. Solidarietà anche dalla figlia Ivanka (che ha postato una sua foto da bambina in braccio al papà con la scritta 'Ti voglio bene') ma silenzio da Melania.
Sostegno in casa da Elon Musk, mentre all'estero il tycoon è stato difeso dal Cremlino ("un complotto politico") e dal premier ungherese Viktor Orban, oltre che dal vicepremier Matteo Salvini in Italia. Gli esperti si dividono sugli effetti della condanna, soprattutto tra le donne, ma i sondaggi segnalano che già nei mesi scorsi una fetta dell'elettorato era pronta a rivedere il suo voto in caso di condanna in uno dei quattro processi: una percentuale variabile, ma potenzialmente decisiva in un duello testa a testa anche negli Stati in bilico. La pena - l'improbabile carcere sino ad un massimo di 4 anni, gli arresti domiciliari o una multa - sarà decisa l'11 luglio: durante il vertice Nato a Washington, con una parata di leader stranieri, e quattro giorni prima della convention repubblicana che dovrebbe incoronare Trump 'nominee'. Forse non senza qualche imbarazzo
Elon Musk ospiterà Donald Trump su X in un evento live trasmesso sulla piattaforma in collaborazione con NewsNation. L'appuntamento sarà prima delle elezioni. Il miliardario sta organizzando un town hall analogo per Robert F. Kennedy Jr, il candidato indipendente alla Casa Bianca. Lo riporta il Wall Street Journal citando alcune fonti, secondo le quali le due iniziative rientrano nei piani di Musk di rendere X un centro di discussione politica. La campagna di Joe Biden è stata invitata ma, aggiunge il Wall Street Journal, ha rifiutato mettendo in evidenza che il presidente si è già accordato per due dibattiti.
"Gli americani dovrebbero decidere chi sarà presidente", ha afermato Musk in merito al verdetto di colpevolezza di Trump. Un verdetto che causa "danni alla fiducia del pubblico nel sistema legale americano. Se un ex presidente può essere condannato penalmente per una questione così banale - motivata dalla politica più che dalla giustizia - allora tutti rischiano un simile destino", ha detto Musk su X.