La campagna elettorale per le europee si chiude con un grave episodio di violenza ai danni della premier danese Mette Frederiksen, presa a pugni venerdì sera per strada a Copenaghen. Ad aggredirla un uomo, 39enne, che resterà in carcere fino al 20 giugno. Lo ha deciso il giudice che ha visionato le immagini della videosorveglianza e ha ascoltato la testimonianza di Fredriksen e della difesa nell'udienza che si è svolta nel pomeriggio.
L'attacco è l'ultimo di una serie di violenze politiche, la più grave quella del 15 maggio contro il premier slovacco Robert Fico, che ha lottato tra la vita e la morte dopo essere stato raggiunto da vari colpi di arma da fuoco. L'aggressione è avvenuta nella piazza del mercato Kultorvet al termine di una giornata nella quale la premier aveva anche sostenuto la candidata socialdemocratica all'Ue Christel Schaldemose.
La premier, 46 anni, è alla guida del partito socialdemocratico danese e alla testa di una coalizione di centrosinistra dal giugno del 2019. "Sono scioccata", sono state le sue prima parole mentre la polizia sta ancora indagando sulla matrice dell'attacco.
Immediata la solidarietà della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen: "Cara Mette, sono rimasta sconvolta dalla notizia della tua aggressione. Condanno questo atto spregevole che va contro tutto ciò in cui crediamo e per cui lottiamo in Europa. Ti auguro forza e coraggio - so che ne hai in abbondanza", ha scritto su X.
"Disgustoso" ha definito l'attacco la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. "Indignato" anche il presidente del consiglio Charles Michel.
Anche la premier italiana Giorgia Meloni ha espresso la sua solidarietà. "Sono turbata dalla notizia dell'aggressione al Primo Ministro danese Mette Frederiksen. Un intollerabile atto di violenza che rappresenta un attacco al cuore dei valori democratici. Alla collega Mette tutta la mia solidarietà", ha scritto sui social la presidente del Consiglio.
Il governo danese, ma anche gli avversari, hanno fatto quadrato intorno alla propria leader."Ogni attacco contro un politico eletto è un attacco a tutta la nostra democrazia", ;;ha scritto il ministro della Cultura danese Jakob Engel-Schmidt. A fargli eco il collega della Difesa Troels Lund Poulsen: "La Danimarca non è così. Non aggrediamo il nostro primo ministro". Anche i colleghi primi ministri finlandesi e svedese hanno reagito a quanto accaduto dicendosi anche loro "scioccati". L'aggressione alla premier danese è l'ultima in ordine di tempo avvenuta sul suolo europeo ai danni di un leader politico, in vista del cruciale appuntamento di sabato e domenica. Il 15 maggio era toccato al premier slovacco Robert Fico ferito gravemente da alcuni colpi di arma da fuoco, sottoposto a più interventi in ospedale e uscito da poco dalla terapia intensiva. In Germania, a distanza di pochi giorni, Mannheim è stato l'epicentro di un duplice attacco a politici di estrema destra: due giorni fa è stato aggredito il candidato comunale AfD mentre il venerdì precedente un afghano di 25 anni aveva ferito sei persone durante un raduno di un movimento anti-Islam di estrema destra. In quella occasione un poliziotto era morto per le ferite riportate nell'agguato.