Obiettivo centrato a metà. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, a ministeriale difesa conclusa, può dire che l'Alleanza d'ora in poi avrà un ruolo centrale nel coordinare gli aiuti militari per l'Ucraina nonché le operazioni di addestramento dei suoi soldati (in territorio alleato).
"Io lavoro", ha risposto Stoltenberg a chi gli chiedeva lumi sullo stop dell'Italia. "Se potessimo avere impegni più prevedibili a lungo termine daremmo agli ucraini una migliore capacità di pianificazione, maggiore prevedibilità e trasparenza, una ripartizione giusta degli oneri all'interno dell'alleanza e, soprattutto, invierà a Mosca il messaggio che non può contare sulla nostra stanchezza", ha aggiunto, precisando che "da qui al summit ci sono ancora delle settimane". Sul punto sarà fondamentale l'opinione degli Stati Uniti. E non a caso Stoltenberg la settimana prossima volerà a Washington per incontrare Joe Biden.
Il passaggio in casa Nato del gruppo di contatto - noto sinora come il formato Ramstein - è ad ogni modo un passo non secondario (c'è chi lo lega espressamente al tentativo di limitare i danni se Donald Trump tornerà alla Casa Bianca).
Consisterà in un comando Nato, situato nella base statunitense a Wiesbaden, in Germania, e in snodi logistici nella parte orientale dell'Alleanza, sotto la guida di un generale a tre stelle che riferirà al comandante supremo in Europa (si parla di uno staff di 700 persone). La Nato poi supervisionerà l'addestramento delle forze armate ucraine presso strutture di Paesi alleati, gestirà la pianificazione e il coordinamento delle donazioni così come il trasferimento e la riparazione degli equipaggiamenti. "Aiutiamo l'Ucraina a far valere il suo diritto alla difesa, non entriamo nel conflitto", ha precisato il sec gen.
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