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Un'attivista #MeToo condannata a 5 anni di carcere in Cina

Colpevole di incitamento alla sovversione dei poteri dello Stato

Redazione Ansa

La principale attivista cinese del movimento #MeToo, Sophia Huang Xueqin, è stata condannata a 5 anni di carcere dopo essere stata giudicata colpevole di "incitamento alla sovversione dei poteri dello Stato" da parte della Corte Intermedia del Popolo di Guangzhou. Huang, una giornalista indipendente di 35 anni, ha anticipato di voler fare appello contro la sentenza, secondo quanto riferito dai suoi sostenitori. L'attivista del lavoro Wang Jianbing, 40 anni, anch'egli processato con Huang, è stato condannato a 3 anni e sei mesi. 

Detenuti dalle autorità cinesi dal settembre 2021, i due sono stati processati l'anno scorso, pur negando qualsiasi addebito durante il processo tenuto a porte chiuse. Le accuse di sedizione si basavano sugli incontri che spesso la coppia teneva con i giovani cinesi durante i quali discutevano di questioni sociali. "I loro sforzi e la loro dedizione al lavoro, ai diritti delle donne e alla società civile in generale non saranno vanificati da questo processo ingiusto, né la società dimenticherà il loro contributo. Al contrario, mentre l'oppressione persiste e l'ingiustizia cresce, sempre più attivisti come loro continueranno a salire", ha detto il gruppo Free Huang Xueqin and Wang Jianbing, composto principalmente da attivisti con sede all'estero. Questa mattina, secondo quanto è emerso sui social mandarini, c'era una forte presenza delle forze di sicurezza attorno alla Corte Intermedia del Popolo di Guangzhou. L'accusa di "incitamento alla sovversione del potere statale" è usata spesso dal governo cinese contro i dissidenti e prevede una pena detentiva massima di cinque anni, ma può essere più lunga se il sospettato è considerato un capofila o ha commesso reati gravi. Il giorno prima dell'arresto, avvenuto il 19 settembre 2021, Huang avrebbe dovuto volare in Gran Bretagna per iniziare un master presso l'Università del Sussex con una borsa di studio finanziata dal governo britannico. L'attivista, che ha seguito le accuse cinesi del movimento #MeToo e le proteste antigovernative di Hong Kong del 2019, era stata detenuta dalla polizia cinese per tre mesi alla fine del 2019.
   

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