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Da Jfk a Reagan e Clinton, i dibattiti più iconici

Gaffe, caos e insulti dagli anni '60 ad oggi

Redazione Ansa

Aggressivi, divertenti e, qualche volta, imbarazzanti. Gli scontri in tra i candidati alla presidenza americana sono sempre uno show al quale vale la pena di assistere, ma negli ultimi 60 anni ce ne sono stati alcuni davvero memorabili. Primo in ordine cronologico e, forse, anche per iconicità il duello tra John Fitzgerald Kennedy e Richard Nixon il 26 settembre 1960 che fu anche il primo dibattito televisivo nella storia delle elezioni negli Stati Uniti, quando le immagini erano ancora in bianco e nero. All'epoca il candidato repubblicano era il favorito alla vittoria dopo due mandati da vice presidente con Dwight Eisenhower alla Casa Bianca, ma la sfida in tv con il giovane senatore del Massachussetts cambiò il corso della storia. Determinante fu intanto l'estetica, nonostante la televisione non fosse ancora a colori. Nixon si rifiutò di truccarsi e quindi si presentò pallido e sudato di fronte a 66 milioni di telespettatori, al contrario di Jfk che arrivò in forma e abbronzato. Poi la strategia: il repubblicano parlò per tutto il tempo rivolgendosi al moderatore, laddove il democratico decise di guardare fisso in camera parlando direttamente agli americani, una tattica che anche Joe Biden ha utilizzato.

Sedici anni dopo, nel 1976, fu la volta dello scontro tra il presidente Gerald Ford e lo sfidante democratico Jimmy Carter, durante il quale il repubblicano commise una gaffe che probabilmente gli costò la Casa Bianca. Al culmine della Guerra Fredda e con le truppe dell'Urss schierate lungo tutto il fianco est, Ford ebbe, infatti, l'ardire di dichiarare che "non esiste una dominazione sovietica dell'Europa orientale e non ci sarà mai sotto la mia presidenza". Sei giorni dopo provò a rimediare sostenendo di essere stato frainteso e di aver voluto intendere che " erano gli spiriti delle persone" in quella parte del Paese a non essere stati "fiaccati" dal controllo di Mosca.

Un altro dibattito degno di nota, spesso citato in questi giorni per la venerda età dell'allora presidente in corsa per un secondo mandato, fu quello fra il 73enne Ronald Reagan e il 56enne Walter Mondale. Era il 21 ottobre del 1984 e l'ex attore repubblicano riuscì a fare dell'età il suo punto di forza con una risposta arguta che passò alla storia. "Non farò dell'età un tema di questa campagna", disse Reagan con un sorriso beffardo.

"Non sfrutterò a fini politici la giovinezza e l'inesperienza del mio avversario". Più vicino ai giorni nostri, vale la pena citare il secondo dibattito delle elezioni 2016 tra Donald Trump e Hillary Clinton perché fu particolarmente feroce. Nonostante fosse uscito da poco il famigerato video nel quale il tycoon si vantava che grazie alla sua fama "poteva palpeggiare le donne in qualunque momento" durante lo scontro con la sua avversaria egli attaccò Bill Clinton di "essere stato offensivo con le donne", per poi passare a minacciare Hillary di sbatterla in galera per la vicenda delle email quando era segretaria di Stato. Per finire con il primo duello tra l'ex presidente e Joe Biden, nel 2020, che si trasformò in una vera e propria rissa con toni da bar culminata con il democratico che urlò al repubblicano: "Will you shut up, man?", "Ti vuoi stare zitto, amico?". 

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