Per Kaja Kallas, lady di ferro dell'Europa orientale e prima premier donna della storia dell'Estonia, la politica è di casa. Letteralmente. Suo padre, Siim Kallas, è stato infatti primo ministro dal 2002 al 2003 e commissario europeo dal 2004 al 2014. Prima di buttarsi in politica e seguire le orme di papà, Kaja ha studiato legge e si è specializzata in competizione europea. Bruxelles, per lei, è sempre stata un punto di arrivo fin da giovane. Nel 2010 il richiamo della foresta ha avuto il sopravvento ed è iniziata la sua militanza nel Partito Riformista.
Classe 1977, la giovane Kallas scala ben presto il cursus honorum politico estone. Eletta deputata nel 2011, nel 2014 si trasferisce all'Eurocamera, dove serve sino al 2018. Nell'aprile di quell'anno vince la corsa per la guida del partito e poi, l'anno dopo, lo porta al 29%, battendo nettamente i Popolari. La premiership arriva però solo nel gennaio del 2021, dopo una crisi di governo. Nulla in compenso a ciò che sta per abbattersi sull'Europa, specialmente nel suo quadrante orientale.
L'invasione russa in Ucraina cambia lo scenario internazionale e Kaja Kallas diventa una delle voci più forti a sostegno di Kiev. La padronanza delle lingue - parla fluentemente inglese, russo e francese - nonché la sua esperienza di europarlamentare le permette di muoversi a suo agio a Bruxelles, dove spesso e volentieri ottiene risultati ben superiori alla stazza del suo Paese.
Kallas, infatti, è la prima a proporre una manovra comune per fornire munizioni all'Ucraina (trasformata in realtà dall'alto rappresentante Josep Borrell) e sprona i suoi colleghi a fornire aiuti militari a Kiev sulla base di una quota predeterminata del Pil (lo 0,25%, come deciso da Tallin). Un'idea che fa capolino anche alla Nato, questa volta per mano del segretario generale Jens Stoltenberg. La sua stella, in patria, però si è offuscata.
La crisi inflattiva ha intaccato la sua popolarità, così come lo scandalo che ha colpito suo marito, azionista di una società che ha continuato a fare affari (con profitto) in Russia nonostante le posizioni intransigenti della premier. Mosca ad ogni modo la detesta: a febbraio ha emesso un mandato di arresto contro di lei per aver rimosso monumenti celebrativi dell'Armata Rossa in Estonia.
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