La Francia vota e per la prima volta l'estrema destra bussa alle porte del potere con la convinzione di poter entrare dopo decenni nel "Palazzo". Per ora Palais Matignon, sede del governo, dove fra 8 giorni Jordan Bardella, 28 anni, delfino di Marine Le Pen, potrebbe diventare il nuovo primo ministro.
Ma, nei piani personali della leader, c'è l'altro "Palazzo", l'Eliseo, che nel 2027 Emmanuel Macron lascerà al termine di due mandati. L'ultimo di questi, rischia di restare nella storia come il periodo della Quinta repubblica che ha aperto la strada al Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen, eredi del Front National (FN) di Jean-Marie Le Pen. Sono trascorsi 22 anni da quando - erano le presidenziali del 2002 - l'anziano fondatore del partito che incarna l'estrema destra francese si trovò, a sorpresa, proiettato al ballottaggio. Era la prima volta, il Front National e l'Eliseo separati da una votazione.
Si mise in moto il Front Républicain, quel riflesso che fino ad allora aveva spinto i francesi che non fossero di estrema destra a votare, al ballottaggio, insieme a tutti gli altri partiti contro il nemico comune, il FN. Del Fronte Repubblicano resta poco o nulla, la marcia di sdoganamento di Marine lo ha demolito. La conseguenza è che al ballottaggio il RN potrà sfruttare le divisioni fra macroniani e sinistra: entrambi, infatti, soltanto in alcuni casi faranno desistenza per riversare i voti del più debole sul candidato più competitivo. Negli altri casi, vincerà RN, che in base alle ultime indagini sfiora la maggioranza assoluta (289 seggi). Gli ultimi sondaggi vedono RN al 35%, Nuovo Fronte Popolare (NFP) al 29%, Ensemble al 20%, i Républicains al 9%.
La campagna elettorale più fulminea e "pazza" della storia di Francia - 20 giorni - è stata caratterizzata dall'inizio dal colpo di scena dell'annuncio di Eric Ciotti, presidente dei Républicains, di un accordo elettorale con i lepenisti. Una specie di squarcio in quel "soffitto di cristallo" che aveva finora impedito all'estrema destra ogni alleanza per accedere al potere. In un colpo solo, hanno scritto gli analisti, la scelta di Macron ha autodistrutto la maggioranza e aperto una breccia nella tradizione del gollismo come barriera al Front National e ai suoi eredi.
Al tempo stesso, la drastica decisione del presidente di mettere il Paese di fronte alle sue responsabilità ha consentito la creazione, in pochi giorni, di un Fronte Popolare della sinistra che va dalla gauche radicale de La France Insoumise guidata dal controverso "tribuno" Jean-Luc Mélenchon, agli ecologisti e persino ai socialisti di Raphael Glucksmann, moderato e riformatore che aveva rianimato lo spento partito socialista portandolo al terzo posto alle Europee. In molti, quasi 4 su 10 votanti di Glucksmann, hanno detto di disapprovare la scelta di unirsi alla sinistra più estrema, caduta peraltro nelle ricorrenti accuse di mancanza di trasparenza interna, programmi populistici (soprattutto la cancellazione della riforma delle pensioni con il ritorno a 60 anni per tutti) e addirittura antisemitismo.
La campagna elettorale è stata veemente, a volte verbalmente violenta, ma senza neppure il tempo di approfondire i temi. La maggioranza si è affidata al premier Gabriel Attal, che ha sfidato Bardella a più riprese nei dibattiti in tv: competenza e pragmatismo contro voglia di cambiare le regole e i valori. Fra le proposte del RN, sospensione delle regolarizzazioni di immigrati, fine dello ius soli, incarichi importanti vietati a chi ha la doppia nazionalità. Nelle ultime ore di campagna, scontro sulle prerogative del presidente della Repubblica, con Marine Le Pen a proclamare che Macron "non potrà inviare truppe in Ucraina" perché "il titolo capo delle forze armate è soltanto onorifico per il presidente". La coabitazione al potere è già cominciata.
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