Nel voto politico di domani nel Regno Unito si gioca una sfida tradizionale tra i due maggiori partiti britannici, i Conservatori del premier Rishi Sunak e i Laburisti guidati da Keir Starmer, dati da tutti i sondaggi come vincitori con un'ampia maggioranza, ma ci sono anche altre forze in campo che agiscono da terzo incomodo, soprattutto in alcune zone del Paese e in certi settori dell'elettorato, e possono riservare sorprese.
* REFORM UK E FARAGE - La resurrezione politica dell'ex tribuno della Brexit, Nigel Farage, piazzatosi a sorpresa alla guida del populista Reform UK da lui fondato dopo aver smentito una discesa in campo con tanto di lettera in cui diceva di volersi occupare dell'amico Donald Trump in vista delle elezioni presidenziali americane, ha come obiettivo di massima quello di riuscire a contendere a livello di consensi proporzionali, quindi in percentuale e non in seggi, il secondo posto ai Conservatori, ipotesi poco probabile in base alle ultime rilevazioni demoscopiche. Sarebbe invece già un successo riuscire a ottenere un terzo posto e un pugno di eletti nei collegi, ma si può già considerare un buon risultato per il partito di destra la conquista del solo seggio di Clacton-on-Sea, nel sud dell'Inghilterra, dove Farage concorre in prima persona per cercare di sedersi da deputato alla Camera dei Comuni, cosa tentata sette volte senza successo in passato, a differenza del ventennio trascorso come membro del Parlamento europeo.
* I LIBERALDEMOCRATICI - Sono la tradizionale terza forza del Paese, anche se a livello di consensi nei sondaggi stanno dietro a Reform. Ma rispetto ai seggi potrebbero ottenere un risultato notevole, riportandosi vicini ai loro picchi superiori ai 40 deputati. Il leader Ed Davey ha puntato su una campagna elettorale molto originale, fatta di iniziative bizzarre per attirare l'attenzione dei media, come cadute in acqua mentre faceva surf o il lancio nel vuoto appeso alla corda del bungee jumping. Il segretario libdem ha voluto così anche smarcarsi dalle precedenti batoste alle urne subite dalla sua compagine dopo l'alleanza di governo raggiunta nel 2010 coi Conservatori dell'allora premier David Cameron.
* I VERDI - Il Green Party può essere la spina nel fianco del Labour in quanto vuole cercare di approfittare del programma moderato di Starmer per attirare un elettorato più a sinistra su temi fondamentali come la difesa dell'ambiente, rispetto al quale sir Keir ha fatto marcia indietro su alcuni impegni, e il sostegno al popolo palestinese nella guerra a Gaza. Per i Laburisti ci potrebbero essere problemi in particolare nei collegi a forte presenza di cittadini britannici con radici musulmane, molto scontenti delle esitazioni imputate a Starmer sul cessate al fuoco nella Striscia, ma anche in quelli dove concorrono candidati indipendenti di sinistra, tra cui il più noto, l'ex leader del Labour Jeremy Corbyn, pronto a difendere la sua roccaforte di Islington North a Londra.
* LE FORZE INDIPENDENTISTE - In Scozia si potrebbe compiere secondo gli ultimi sondaggi il ritorno del Labour come primo partito, a discapito dell'indipendentista Scottish National Party, guidato da John Swinney, diventato da poco il nuovo first minister, che pagherebbe così lo scandalo relativo alla gestione dei fondi interni ereditato dall'era di Nicola Sturgeon. E' diversa invece la situazione in Galles, dove la formazione secessionista Plaid Cymru viene data in crescita mentre il Labour al potere nell'esecutivo locale rischia di perdere consensi dopo che il primo first minister nero Vaughan Gething è rimasto al suo posto nonostante la sfiducia (non vincolante) dell'assemblea di Cardiff per i fondi elettorali ricevuti da un uomo d'affari condannato per inquinamento ambientale. Mentre nell'Irlanda del Nord, i repubblicani dello Sinn Fein mirano a confermarsi come forza di maggioranza relativa, approfittando del declino degli unionisti del Dup e dei contraccolpi della Brexit per rilanciare l'ambizione di una futura riunificazione dell'isola sotto Dublino.
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