Le condizioni per i negoziati tra Mosca e Kiev e per la capitolazione dell'Ucraina, "stranamente", potrebbero sorgere se a Kiev scoppiasse un nuovo Maidan: lo scrive su Telegram il vicepresidente del Consiglio di sicurezza, russo Dmitry Medvedev.
Secondo l'ex presidente russo, un cambiamento di scenario negli Stati Uniti potrebbe indurre Kiev ad avviare i negoziati.
Questo non favorirebbe la Russia, afferma Medvedev, ricordando che il Paese ha detto più volte di essere pronto a tornare ai negoziati "solo alle nostre condizioni", ossia "il riconoscimento dei risultati del Trattato di sicurezza strategica, come sancito dalla Costituzione russa, e il rifiuto di ammettere l'ex Ucraina nell'Alleanza" atlantica.
"La Nato e (il presidente ucraino Volodymyr) Zelensky hanno respinto questa proposta fin dall'inizio", prosegue il politico, ma se la accettassero l'Ucraina userebbe i negoziati solo per ottenere una tregua, "fino al momento in cui il regime di Kiev esprimerebbe chiaramente l'intenzione di capitolare". E le sue "dichiarazioni di rifiuto di aderire alla Nato non porterebbero di per sé a nulla". Ma nel caso in cui queste due condizioni si verificassero, prevede Medvedev, "a Kiev inizierebbe rapidamente un nuovo terzo Maidan sanguinoso, che spazzerebbe via l'attuale giunta e ne porterebbe al potere una ancora più radicale".
"A quel punto, stranamente, potrebbero crearsi le condizioni per i negoziati, compresa la questione della resa. Sarebbe molto più difficile per l'Alleanza occidentale aiutare gli estremisti.
Inoltre, dovrebbero ammettere apertamente che centinaia di miliardi di denaro dei loro contribuenti sono andati sprecati - sottolinea Medvedev -. Washington e i suoi compagni costringerebbero i nazisti di Kiev a riconoscere i risultati della guerra. La cricca al potere, guidata da uno straccione, fuggirebbe in Occidente o sarebbe presa d'assalto. Sulle rovine della parte superstite dell'Ucraina emergerebbe un regime politico moderato".
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