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I numeri del voto, oltre 50 i franchi tiratori

41 consensi in più del necessario, 5 anni fa furono solo 9

Strasburgo

Redazione Ansa

Poco più di quaranta voti di scarto per assicurarsi altri cinque anni alla guida di Palazzo Berlaymont. Sono 401 gli eurodeputati che a Strasburgo hanno sostenuto il nome di Ursula von der Leyen per un secondo mandato da presidente della Commissione europea. La soglia minima necessaria per essere rieletta era di 360 voti e l'ex ministra della Difesa tedesca è riuscita a superarla ampiamente con la forza della sua vecchia maggioranza Ursula formata da Popolari, Socialisti e Liberali - che cinque anni fa la incoronò regina d'Europa - allargata questa volta anche ai Verdi che nel 2019 non la sostennero.

Con il favore dichiarato dei quattro gruppi europeisti, von der Leyen sulla carta avrebbe potuto contare su un totale di 454 sì che nel segreto delle urne sono scesi a 401. Oltre cinquanta, dunque, i franchi tiratori che hanno rotto le righe.

Andando ad analizzare i voti gruppo per gruppo, alcune defezioni si sono verificate anche nel Ppe, la famiglia della presidente, dove diversi esponenti nelle delegazioni slovena, croata e francese stando alle prime indiscrezioni avrebbero votato contro la loro stessa candidata di punta. Tra i liberali, i tedeschi del Fdp del ministro delle Finanze Christian Lindner e un eurodeputato irlandese avrebbero scelto di non sostenerla, mentre è rimasto in apparenza saldo il fronte socialista, dove anche il Pd ha votato compatto per il sì. Senza il sostegno di Fratelli d'Italia tra le fila dei Conservatori per la maggior parte contrari, l'appoggio dei Verdi si è dunque rivelato decisivo: circa 40 su 53 gli eurodeputati ecologisti che hanno sostenuto von der Leyen nonostante un impegno considerato tiepido sul Green deal. A non seguire le indicazioni di voto tra i Verdi è stata in particolare la delegazione francese.

Le defezioni - tradizionalmente rappresentate da un 10-15% di franchi tiratori - e le ribellioni agli ordini di scuderia hanno comunque animato l'intero arco politico: von der Leyen ha così potuto contare sugli eurodeputati sciolti degli altri gruppi che non ne hanno ufficialmente sostenuto la candidatura, come i conservatori cechi dell'Ods e i fiamminghi dell'N-Va tra le fila dell'Ecr. E, contro ogni previsione, la presidente ha incassato un maggior sostegno rispetto al 2019, quando venne eletta con 383 voti a sostegno, appena nove in più della maggioranza assoluta dell'epoca. Determinante, in quell'occasione, il sostegno del M5s e dei polacchi di Diritto e Giustizia (Pis). Un bis ottenuto con più sì della riconferma di José Barroso nel 2009 (382 sì, contro i 413 della prima volta, nel 2004) e senza segnare una distanza troppo ampia dai 422 consensi di Jean-Claude Juncker nel 2014.   

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