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L'Ue guarda a Kamala, 'ma non saremo impreparati'

Borrell: 'Le relazioni dipendono da chi vince'. Italia prudente

Kamala Harris con il cancelliere tedesco Olaf Scholz

Redazione Ansa

"Le relazioni tra Usa e Ue dipenderanno da chi vince a Washington". Josep Borrell, alto rappresentante per la Politica estera agli ultimi mesi del suo mandato, non ha lasciato nulla all'ambiguità nel sottolineare a chi, tra Kamala Harris e Donald Trump, buona parte dell'Europa guarda con maggiore interesse. La clamorosa svolta nelle elezioni americane ha riacceso le speranze di molti, nel Vecchio Continente. Ma allo stesso tempo da Bruxelles si guarda oltreoceano con un certo realismo, preparandosi a quella che, in buona parte delle cancellerie, viene considerata come la peggiore delle ipotesi: il ritorno di Donald Trump.

L'ordine di scuderia partito da Ursula von der Leyen, mantenere la linea del "no comment" su quanto accaduto a Washington, di fatto da Borrell non è stato rispettato. L'ex ministro degli Esteri spagnolo, arrivando al Consiglio Affari Esteri, ha candidamente ammesso che nel futuro dei rapporti tra l'Ue e l'Usa pesa la grande incognita di chi vincerà il 5 novembre. "Sono sicuro che ci sarà una differenza piuttosto importante per le relazioni transatlantiche a seconda di chi ci sarà dopo il voto", ha scandito Borrell. Certo lui, e in generale tutti i leader Ue, hanno ribadito che vige, come sempre, il principio della non ingerenza nelle elezioni democratiche dei Paesi terzi. E alla riunione dei ministri degli Esteri non si è fatto cenno del ritiro della corsa di Joe Biden e dei suoi possibili effetti.

Non c'è dubbio, però, che al tavolo dei 27 il convitato di pietra sia stato proprio Washington. Perché dalle elezioni americane dipenderà, innanzitutto, il posizionamento dell'Occidente sull'Ucraina. Con l'Ue che, in caso di vittoria di Trump, rischia di ritrovarsi più sola nel bel mezzo di una presidenza, quella ungherese, che sta facendo dell'opposizione al sostegno a Kiev uno dei suoi punti cardine. Nelle file dei socialisti europei la scelta di Biden è stata salutata con rispetto e un filo di sollievo. "La vittoria di Trump sarebbe una difficoltà per l'Ue", ha spiegato il commissario Paolo Gentiloni mentre l'eurodeputata Irene Tinagli si è augurata che, ora, i Democrats "se la giochino bene". Più silente il Ppe, che sul tema ha diverse anime al suo interno.

Da un lato il premier polacco Donald Tusk - tra i primi a ringraziare Biden - che, per ragioni di politica estera, spera in una conferma dei Dem alla guida della Casa Bianca. Dall'altro lato la delegazione italiana di Fi, che mantiene una rigorosa neutralità. "Gli Stati Uniti saranno comunque un interlocutore privilegiato", ha sottolineato il titolare della Farnesina Antonio Tajani. Ma i tre partiti di governo, sul tema, non la vedono alla stessa maniera.

La premier Giorgia Meloni ha mantenuto un prudentissimo silenzio ma la sua vicinanza politica a Trump non è stata mai messa in dubbio, nonostante gli ottimi rapporti con Biden. Matteo Salvini si è subito uniformato alla schiera dei sovranisti che tifano per The Donald: "Trump ha idee chiare. Non è un mistero la mia preferenza per lui e i repubblicani, contando che rappresenti il ritorno alla pace", sono state le parole del leader della Lega.

A Palazzo Berlaymont, in ogni caso, ci si prepara ad entrambi le opzioni, tenendo presente che la prossima Commissione avrà una maggioranza targata Ppe. E cercando comunque di guardare il bicchiere mezzo pieno. Ricordando ad esempio come sui dossier commerciali le politiche di Biden abbiano comunque creato più di un grattacapo a Bruxelles. "Ci confronteremo con qualsiasi amministrazione americana, l'Europa difenderà i suoi interessi", ha spiegato il ministro degli Esteri francese Stephane Sejourné.

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