Dalla Striscia di Gaza sotto le bombe arriva l'Sos poliomielite, con il primo caso rilevato in 25 anni. Lo ha diramato il ministero della Salute palestinese, ben un mese e mezzo dopo il ritrovamento, il 23 giugno scorso, del poliovirus tipo 2 in campioni delle acque fognarie o stagnanti con le quali convivono i quasi due milioni di palestinesi sfollati all'interno dell'enclave. Una nuova crisi sanitaria che ha spinto Oms e Unicef ha chiedere due tregue umanitarie di sette giorni l'una nei combattimenti per consentire di vaccinare contro la polio oltre 640.000 bambini.
La malattia, che è altamente contagiosa e colpisce di preferenza adolescenti e soprattutto bambini, porta sintomi come febbre alta, mal di testa, rigidità muscolare e vomito, può causare nei casi gravi deformità o la paralisi muscolare irreversibile degli arti e nel 10% dei casi gravi porta alla morte per paralisi delle vie respiratorie. La diagnosi è stata confermata da un laboratorio in Giordania e riguarda per ora un bambino di soli 10 mesi, nato quindi a guerra già iniziata e non vaccinato.
Per il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres "prevenire e contenere la diffusione della poliomielite richiederà uno sforzo massiccio, coordinato e urgente", e per questo ha fatto "appello a tutte le parti in causa perché assicurino subito e in modo concreto che garantiranno una pausa umanitaria per la campagna" vaccinale contro il poliovirus tipo 2 (cVDPV2), pianificata dall'Onu con inizio a fine agosto.
Ma la polio è solo l'ultimo flagello a colpire la popolazione di Gaza, dove secondo un recente rapporto dell'Unrwa solo 12 degli 16 ospedali, in parte funzionanti, sono accessibili a causa dei pericoli bellici e delle barriere fisiche, comprese le strade distrutte, mentre è in funzione un centinaio di punti medici. Secondo stime dell'Ong per la sicurezza alimentare Fews Net, a luglio sono stati portati a Gaza fra le 79.000 e le 86.000 tonnellate di aiuti alimentari, un incremento rispetto alle 47-61.000 di giugno, ma con una più elevata prevalenza di alimenti commerciali su quelli umanitari, col risultato che meno famiglie hanno potuto permettersi di acquistarli. Quanto all'approvvigionamento idrico, l'enclave palestinese conta soprattutto su pozzi e impianti di desalinizzazione: infrastrutture che, come denuncia Oxfam, sono in gran parte distrutte. Il risultato è che l'acqua disponibile è crollata del 94% dall'inizio della guerra, fino a meno di 5 litri a testa giornalieri, a fronte dei 15 litri raccomandati dalle Nazioni Unite.
Come risultato, prima che facesse capolino la poliomielite, nella Striscia di Gaza si sono già registrati almeno 40.000 casi di epatite A (quella di tipo alimentare, dalla quale si guarisce se le condizioni migliorano) a fronte di soli 85 casi totali fra ottobre 2022 e luglio 2023, second stime Onu. Per non parlare delle infezioni respiratorie acute, con oltre un milione di casi, delle diarrea. In aggiunta, l'Oms ha rilevato circa 65.000 casi di sfoghi cutanei e oltre 103.000 casi di scabbia e di pidocchi.