Mondo

Usa-Cina: la sfida, anche militare, del futuro

Washington vara la nuova strategia nucleare che guarda a Pechino

Xi e Biden

Redazione Ansa

Gli Stati Uniti, in gran segreto, hanno approvato una nuova strategia nucleare e di deterrenza che guarda alla Cina e alle possibili alleanze militari di Pechino con la Russia e la Corea del Nord. Ecco plasticamente servito lo scenario del futuro e quella che sarà la 'grande sfida' politica e militare dei prossimi anni. Bisogna provare ad andare al di là dei due terribili conflitti in Ucraina e a Gaza, per individuare quello che potrebbe diventare il momento di scontro più duro di inizio millennio.

Le due sanguinose guerre che preoccupano e inquietano il mondo hanno anche fatto, in qualche modo, da acceleratore di una tensione già esistente e chiara tra Usa e Cina, una tensione che non è più soltanto politica ed economica ma che sta diventano progressivamente un confronto per la supremazia culturale, strategica ed ideologica nel mondo post guerra in Ucraina e che rischia di diventare anche militare. Il New York Times ha rivelato che Biden ha approvato a marzo un piano strategico nucleare che, per la prima volta, riorienta la strategia di deterrenza americana per concentrarsi su quella che Washington considera la "rapida espansione" da parte della Cina del suo arsenale nucleare e per preparare il Paese a possibili sfide nucleari coordinate da parte di Cina, Russia e Corea del Nord.

La reazione di Pechino è stata durissima. In Cina affermano che gli Usa "hanno costantemente enfatizzato la cosiddetta minaccia nucleare cinese, che non è altro che una scusa per espandere l'arsenale nucleare americano e cercare un vantaggio strategico schiacciante". Insomma un nuovo muro contro muro. D'altra parte, le relazioni tra le prime due economie mondiali si sono deteriorate progressivamente negli ultimi due anni con gli Usa che accusano Pechino di aiutare la Russia nella guerra in Ucraina fornendo anche materiali a doppio suo, civile e militare.

Pechino ribatte difendendo la sua autonomia strategica che, però, è alla base del suo espansionismo non soltanto in Asia ma anche in Africa e Medio Oriente: un nuovo imperialismo che ha rafforzato l'influenza della Cina in Africa creando di fatto Stati vassalli ed economicamente dipendenti dal Dragone e portando avanti, senza troppi scrupoli, una penetrazione economica e politica in Medio Oriente e nel Mediterraneo, con riflessi importanti anche in Europa, soprattutto per quanto riguarda le nuove tecnologie e le nuove materie prime come le terre rare. La guerra dei dazi è soltanto la punta dell'iceberg. Ma soprattutto sta crescendo la dimensione militare di questa sfida dopo le ripetute minacce di Pechino a Taiwan, l'espansionismo cinese nei mari asiatici e le posizione contrapposte tra Usa e Cina non soltanto sull'Ucraina ma anche nelle tensioni mediorientali, a cominciare dalla guerra a Gaza.

Gli Stati Uniti con Trump hanno rivitalizzato la vecchia alleanza del Quad di cui fanno parte Usa, Australia, Giappone e India. Biden ha rilanciato il nuovo patto di sicurezza Aukus con Australia e Regno Unito, con una forte valenza militare e di difesa. Rimane sempre in piedi il vecchio accordo chiamato Five Eyes tra le intelligence di Usa, Canada, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda. E questi ultimi due Paesi sono sempre più coinvolti nello scambio di informazioni su quanto avviene tra Cina e Taiwan. Al recente vertice del G7 di Borgo Egnazia, sotto presidenza italiana, i Sette grandi hanno mandato un richiamo senza precedenti alla Cina chiedendo a Pechino di smettere di aiutare militarmente e politicamente Putin e condannando le incursioni di Pechino nel mar della Cina in chiave anti Taiwan ma che ostacolano anche il diritto della libera navigazione.

La decisione di Biden sulla nuova postura Usa nell'area rappresenta un cambio di passo da prendere molto sul serio. Insomma mentre si cerca un quasi impossibile accordo su una possibile tregua a Gaza e mentre crescono i timori per gli sviluppi della guerra in Ucraina, non bisogna dimenticarsi che dall'altra parte del mondo ci si sta preparando ad un nuovo durissimo scontro. Speriamo non ad un'altra guerra.

stefano.polli@ansa.it

Leggi l'articolo completo su ANSA.it