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Dodici donne israeliane ancora prigioniere a Gaza

Sette civili e 5 soldatesse. Anche la madre dei piccoli Bibas

Le donne prigioniere a Gaza

Redazione Ansa

   Sono 12 le donne israeliane prigioniere da 321 giorni nei tunnel di Hamas a Gaza: sette sono civili, cinque le soldatesse ventenni. Non ci sono indicazioni di intelligence dal terreno che rispondano alla drammatica domanda se siano ancora in vita o siano morte.

Da nove mesi l'esercito israeliano (Idf) non ha informazioni su Shiri Bibas, 33 anni, madre di Kfir, un anno, e Ariel, cinque anni, l'unica mamma con figlio che non è stata rilasciata nell'accordo di novembre. Proprio il 30 novembre, Hamas divulgò un video del padre Yarden, anch'egli rapito il 7 ottobre, in cui supplicava il governo israeliano di provvedere alla sepoltura della moglie e dei figli.

La morte di Shiri e dei suoi due bambini non è mai stata confermata dall'Idf. La cugina della donna, Yifat Zeiler, ha raccontato che mentre aspettava di sapere se lei e i bambini erano nella lista degli ostaggi da liberare, aveva cominciato ad avere paura: "Non immaginavo però che non sarebbero tornati, nemmeno nel mio peggior incubo", ha detto. Anche Sarit Yerushalmi aspettava con ansia il rilascio della figlia, rapita durante il festival Nova. Eden, 24 anni, quel sabato nero, si era nascosta tra i cespugli di lavanda e da lì inviava messaggi alla polizia e alla madre: "Mi stanno sparando, sono morta".

    Queste le ultime parole che riuscì a scrivere prima di essere portata via dai terroristi. Anche Romi Gonen, 24 anni, era al festival, è stata ferita e portata a Gaza. La madre Merav non passa giorno che non appaia in pubblico, dice che non può non pensare alla frase scritta dalla figlia dalla macchina che la stava portando nella Striscia: "Mamma, sto perdendo sangue, tutti stanno perdendo sangue". Di Carmel Gat, 39 anni, gli ostaggi rilasciati hanno raccontato di averla vista durante la prigionia. Era nella stessa stanza con alcuni bambini, ogni giorno gli dava lezioni di yoga per tenerli impegnati. Quel 7 ottobre era arrivata al kibbutz Beeri per far visita ai genitori, la madre Kinneret è stata uccisa davanti ai suoi occhi.

Arbel Yehud, 29 anni, invece è stata rapita dal kibbutz Nir Oz, il fratello è stato ucciso. A vedere per l'ultima volta Emily Damari, cittadina inglese di 27 anni, sono stati i suoi amici mentre passava davanti alla loro casa con la sua stessa macchina guidata dai terroristi. Di Doron Steinbrecher, 30 anni, non si sono più avute notizie dalla mattina del 7 ottobre, quando inviò un messaggio ai suoi amici del kibbutz Kfar Aza dopo essersi nascosta per ore: "Sono arrivati, mi hanno preso".

    A Gaza sono state portate anche le soldatesse della base militare di Nir Oz, brutalmente ferite e rapite, come si vede nei video diffusi dagli stessi terroristi nei mesi scorsi. Le cinque ragazze, Lir Albag, Daniela Gilboa, Naama Levi, Karina Ariev, tutte di 19 anni e Agam Berger, violinista ventenne.

    Lavoravano come "osservatrici" senza armi per controllare i movimenti al confine con Gaza, il loro era un gruppo affiatato "una famiglia". Quel sabato del loro gruppo16 ragazze sono state assassinate, sette sono state sequestrate, una è stata liberata dall'esercito ed un'altra, Noa Marciano di 19 anni, è stata uccisa in cattività da Hamas.

    Le donne in ostaggio a Gaza vivono un inferno da 321 giorni, i genitori non hanno notizie, la Croce Rossa non le ha mai visitate. Pramila Patten, rappresentante speciale dell'Onu, dopo approfondite investigazioni, ha parlato di stupri subiti da alcune di loro ritenendo che "simili violenze possono ancora proseguire per chi è ancora nelle mani dei terroristi".
   

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