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Una delegazione di Hamas al Cairo, 'ma non parteciperà ai negoziati'

Gli islamici valutano la risposta all'uccisione di Haniyeh a Teheran. Tra le ipotesi quella di colpire gli israeliani all'estero

Redazione Ansa

Una delegazione di Hamas andrà oggi al Cairo dove sono in corso i colloqui con i negoziatori dell'accordo di cessate il fuoco a Gaza e sul rilascio degli ostaggi. Lo riferisce Al Jazeera. Un funzionario di Hamas ha però dichiarato alla Afp che la delegazione non parteciperà ai colloqui stessi. "La delegazione incontrerà alti funzionari dell'intelligence egiziana per essere informata sugli ultimi sviluppi dei negoziati in corso... Questo non significa che Hamas prenderà parte a questi negoziati", ha dichiarato il funzionario, che ha voluto mantenere l'anonimato. 

 

Un altro funzionario di Hamas ha dichiarato al quotidiano A Sharq Al Awast, pubblicato a Londra in lingua araba, che "l'organizzazione mantiene le sue condizioni e rifiuta qualsiasi presenza israeliana sull'asse Filadelfia (tra Egitto e Gaza)". Secondo lui, "il ritiro completo di Israele dall'asse Filadelfia e dall'asse Natzerim è una condizione per il completamento di qualsiasi accordo".

Ieri l'Egitto avrebbe trasmesso al gruppo islamista che governa Gaza le parti modificate del progetto ponte dell'accordo, gli aggiornamenti riguardano in particolare il valico di frontiera di Rafah e il corridoio Filadelfia, la zona cuscinetto tra la Striscia e il deserto egiziano.

Il pressing internazionale sulle due parti, Israele e Hamas, è al massimo livello in queste settimane per chiudere l'accordo per liberare gli ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre e mettere fine ai combattimenti a Gaza.

Nel mentre gli attacchi di rappresaglia contro Israele da parte dell'Iran e di Hezbollah sono stati sospesi in attesa dell'esito dei negoziati. Secondo fonti di intelligence israeliane, 105 dei 251 ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre sono ancora a Gaza, compresi i corpi di 34 persone la cui morte è stata confermata dall'Idf.

I negoziati si sono arenati da novembre, quando Hamas ha rilasciato 105 civili durante una tregua di una settimana in cambio del rilascio di detenuti palestinesi. Quattro ostaggi sono stati liberati prima di novembre, mentre altri sette sono stati tratti in salvo dalle truppe. Sono stati recuperati anche i corpi di 30 ostaggi, tra cui tre uccisi per errore dall'Idf mentre cercavano di sfuggire ai loro rapitori.

Con i colloqui ancora in bilico, si fa intanto sempre più concreta la prospettiva di una imminente vendetta di Hamas per l'uccisione il 31 luglio a Teheran del suo leader politico Ismail Haniyeh. E secondo quanto ha affermato il canale televisivo israeliano Channel 12, citando generiche "fonti palestinesi", nel mirino del movimento islamico potrebbero ora esserci anche cittadini e interessi israeliani all'estero.

 



"La decisione strategica - scrive il canale tv nel suo sito web - è stata presa dall'ufficio politico di Hamas due giorni dopo l'assassinio" di Haniyeh, peraltro mai rivendicato da Israele. L'informazione non trova riscontro da fonti arabe. Solo Asharq al Awsat, un autorevole quotidiano internazionale arabo di proprietà saudita, riprende la notizia, citando però la stessa fonte israeliana e senza commenti.


Per molti anni la resistenza palestinese ha fatto ricorso ad attacchi terroristici a livello internazionale, oltre che in Israele, con presa di ostaggi, dirottamenti di aerei, di imbarcazioni, autobombe, attacchi suicidi. Da tempo le tattiche sono però cambiate, per quel che riguarda gli attacchi all'estero.
Se confermata, nota proprio Channel 12, la "nuova" tattica di Hamas rappresenta quindi "una politica che costituisce una svolta drammatica, perché Hamas non ha mai pianificato operazioni del genere, a differenza di Hezbollah e Iran".


Anche Teheran ha giurato vendetta per l'omicidio mirato di Haniyeh, avvenuto nella sua capitale. Fino ad ora ha però tirato il freno, nominalmente per favorire il cessate il fuoco a Gaza. Così come il cosiddetto Asse della Resistenza, ovvero le milizie che l'Iran foraggia e arma nella regione, che vanno da Hamas agli Hezbollah libanesi fino agli Houthi dello Yemen, passando per diversi gruppi sciiti in Iraq. Anche Hezbollah ha dal canto suo promesso vendetta per l'uccisione a Beirut di Fuad Shukr, il giorno prima di Haniyeh. Tutti sembrano però attendere il via libera degli ayatollah. E da Teheran ribadiscono che "i tempi della risposta dell'Iran saranno meticolosamente orchestrati per garantire che avvenga in un momento di massima sorpresa", come ha affermato persino la missione permanente della Repubblica islamica presso le Nazioni Unite.

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