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Mosca accusa Parigi, 'Durov è un caso politico'

 Lavrov: 'L'Occidente vuole i codici di accesso a Telegram'

Pavel Durov

Redazione Ansa

Nonostante le assicurazioni del contrario del presidente francese Emmanuel Macron, l'arresto a Parigi di Pavel Durov rischia di rivelarsi un "caso politico", ovvero "un tentativo diretto di limitare la libertà di comunicazione" e "un'intimidazione" nei suoi confronti.

 

Dopo due giorni di riflessione il Cremlino si schiera decisamente sulla vicenda del russo-francese fondatore e capo di Telegram. Mentre il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, afferma che scopo dell'operazione, compiuta su "suggerimento di altri", è quello di "ottenere i codici di accesso" alle chat del servizio di messaggistica. Vyacheslav Volodin, il presidente della Duma, la camera bassa del Parlamento russo, ha anche la spiegazione di chi sia l'ispiratrice dell'inchiesta. "Dietro l'arresto di Durov - afferma - c'è Washington. Alla vigilia delle elezioni presidenziali americane, è importante per Biden prendere il controllo di Telegram".

Ma a Mosca si diffonde il sospetto che si tratti di una manovra di servizi d'intelligence occidentali per avere accesso a informazioni sensibili, visto il largo uso che di Telegram si fa in Russia. Il quotidiano Nezavisimaia Gazeta scrive per esempio che Durov "potrebbe scendere a patti con gli investigatori per evitare il carcere", fornendo le chiavi di accesso. "Nessuno - aggiunge il quotidiano - ha confermato questa informazione, ovviamente. Ma si ritiene che se la situazione si risolverà a favore di Durov le autorità russe diventeranno sospettose", e il servizio di messaggistica "potrebbe essere limitato".

Il capo dei servizi d'intelligence russi per l'estero, Serghei Naryshkin, ha detto tuttavia di non aspettarsi che il fondatore e capo di Telegram accetti di fornire informazioni sensibili. A scanso di equivoci, il portavoce Dmitry Peskov ha sottolineato che l'amministrazione del presidente Vladimir Putin non utilizza servizi di messaggistica "a scopi ufficiali", e nessun funzionario statale dovrebbe farlo, perché "nessuno di essi è affidabile in termini di sicurezza informatica, compreso Telegram".

Lavrov ha detto che Mosca sta aspettando da Parigi una risposta alla richiesta di contattare Durov per fornirgli assistenza consolare. E ha aggiunto che la stessa richiesta è stata avanzata da "un gruppo di avvocati" degli Emirati Arabi Uniti, dove ha sede Telegram. Il ministro degli Esteri ha attaccato la Francia per "la posizione che Parigi assume sulle questioni della libertà di parola".

La Russia invece, ha aggiunto, non ha messo in atto "alcun tentativo di limitare la libertà di Pavel Durov o del suo team" nemmeno quando vi sono state dispute tra lui e le autorità. Durov ha lasciato la Russia nel 2014 vendendo la sua partecipazione nel social network VKontakte dopo aver rifiutato di fornire alla magistratura dati relativi agli account di alcuni oppositori. Lo stesso è avvenuto per Telegram da lui fondato successivamente, con la conseguenza che il servizio di messaggistica è stato bloccato in Russia dal 2018 al 2020.

In un'intervista di quest'anno con il giornalista americano Tucker Carlson, Durov ha detto di non visitare "grandi potenze geopolitiche o altri Paesi" come Russia, Cina e Stati Uniti. Ma il sito d'inchiesta dell'opposizione russo Vazhnie Istorii (Storie importanti) ha scritto che da consultazioni degli archivi dei servizi di frontiera è emerso che è tornato una cinquantina di volte in Russia, dal 2015 al 2017 e poi dal 2020 al 2021.

Anche la Guida suprema iraniana Ali Khamenei ha commentato l'arresto di Durov. "Questo povero giovane è stato preso dai francesi... ti arrestano, ti mettono in prigione, minacciano di darti una condanna a 20 anni, questo succede perché hai violato le loro regole", ha affermato il leader della Repubblica islamica durante una riunione dedicata al controllo del cyberspazio.

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