"Noi europei possiamo avere storie diverse. Possiamo parlare lingue diverse, ma in nessuna lingua la pace è sinonimo di resa. In nessuna lingua la sovranità è sinonimo di occupazione. Coloro che sostengono l'interruzione del sostegno all'Ucraina non sostengono la pace: sostengono l'acquiescenza e la sottomissione dell'Ucraina". La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha scelto il Globsec Forum di Praga per il suo primo discorso post-rielezione sulla sicurezza. E naturalmente l'epopea di Kiev non poteva che esserne al centro. "L'Ue stia in guardia - ha poi ammonito - perché questa sarà un decennio caldo".
La stoccata chiaramente era per l'Ungheria, che si pone come la capofila del campo della 'pace' (seguita dalla Slovacchia) e al Consiglio informale Esteri-Difesa ha contestato la linea fin troppo "guerrafondaia" dell'alto rappresentante Josep Borrell.
Lo spagnolo sostiene infatti le richieste dell'Ucraina, che vorrebbe poter usare liberamente le armi per colpire obiettivi militari in territorio russo e al contempo chiede ai suoi partner di rispettare le promesse consegnando, possibilmente, in tempi brevi. "Certamente ho le mie opinioni personali: devo avere opinioni personali se voglio spingere il consenso tra gli Stati membri", ha dichiarato Borrell reagendo alle critiche, piovute non solo dall'Ungheria. "Ed è ridicolo dire che se si permette di colpire obiettivi militari in Russia allora siamo in guerra contro Mosca, come dicono alcuni Stati membri", ha stigmatizzato, precisando che si tratta di "scelte politiche" poiché il diritto internazionale non vieta all'Ucraina di colpire il territorio del suo aggressore.
L'Italia è tra i Paesi contrari a rimuovere le limitazioni per le proprie armi. "Siamo con l'Ucraina senza se e senza ma.
Abbiamo fornito aiuti militari, politici e umanitari, con ben nove pacchetti di provvedimenti. Ma non siamo in guerra con la Russia. Che autorizzazione diamo, a bombardare Mosca? Quale sarebbe il limite? Bisogna essere seri, evitando ogni possibile escalation", ha ribadito oggi il titolare della Farnesina Antonio Tajani in un'intervista al Corriere della Sera.
Sta di fatto che sulle due questioni più spinose - le restrizioni all'uso delle armi appunto e l'addestramento sul suolo ucraino, con l'invio di istruttori europei - tutto è rimasto come prima, nonostante il "dibattito strategico" tenutosi in seno al Consiglio. "La politica estera e di difesa è in mano agli Stati membri, l'Ue non ha competenze al riguardo e ogni scelta resterà nelle mani delle capitali", ha capitolato l'alto rappresentante al termine della due giorni, lasciando intendere che ogni Paese si assumerà le sue responsabilità sull'utilizzo delle armi fornite a Kiev, in particolare di lungo raggio. "Non abbiamo discusso oggi col ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov di possibili obiettivi in territori russo", ha raccontato il ministro della Difesa Guido Crosetto.
"Quello che posso dire è che gli ucraini non hanno nulla da contestare all'Italia: tutto quello che gli ucraini ci hanno richiesto gli è stato dato e il giudizio che ci interessa è quello delle persone che sono in difficoltà, non di altri", ha aggiunto.
L'Ue però qualche passo avanti lo compie, sul fronte dell'assistenza militare. I ministri hanno infatti dato il via libera ad addestrare altri 15mila soldati ucraini - si è già arrivati a 60mila - e siccome il programma deve essere "accorciato e adattato" alle esigenze del momento, i 27 hanno deciso di aprire a Kiev una "cellula di coordinamento" con le forze armate. Inoltre il ritmo delle consegne delle munizioni si sta alzando e ora l'Ue è al 65% del suo obiettivo originale (scaduto lo scorso aprile) di fornire all'Ucraina un milione di pezzi. Nel mentre, naturalmente, il conflitto continua a imperversare, con nuovi bombardamenti e vittime in Ucraina - a Kharkiv si segnalano diversi morti, tra cui un bambino in un parco giochi - nonché rinnovate sortite nel Kursk, dove le truppe di Kiev sarebbero avanzate di altri 2 chilometri. Mosca però ribatte nel Donbass, con l'hub strategico di Pokrovsk sempre più in bilico, tanto che ci si inizia a domandare se le scelte di Volodymyr Zelensky siano state sagge (le truppe migliori sono state impiegate per l'invasione dell'oblast russo). (ANSA).