Lo stillicidio di razzi e droni lanciati tutti i giorni dal sud del Libano, a cui Israele risponde colpendo siti di Hezbollah, suscita non pochi timori che il fronte in Medio Oriente possa incendiare il Paese dei cedri. Il presidente Usa Joe Biden, che ha ben presente questo scenario, ha nuovamente dato incarico al suo inviato per la regione Amos Hochstein di tenere colloqui da lunedì per scongiurare un'escalation.
Questo proprio mentre da Beirut il movimento sciita di Hasan Nasrallah fa sapere ad Israele che una guerra totale amplierebbe di molto il numero degli sfollati dal nord del Paese e non farebbe certo tornare a casa le centinaia di migliaia di evacuati che hanno dovuto lasciare le loro città. L'avvertimento del numero due del partito pro Movimento iraniano Naim Qassem è arrivato alla vigilia della riunione del gabinetto di sicurezza israeliano che dovrebbe approvare e aggiungere il "ritorno dei residenti del nord alle loro case" agli obiettivi della guerra: argomento che entra per la prima volta negli scopi militari dichiarati di Israele. Poche ore prima che Qassem parlasse, due droni tirati dai miliziani del partito di Dio hanno colpito un'area della città settentrionale israeliana di Kiryat Shmona. Nella mattinata, almeno 55 razzi sono stati sparati dal sud del Libano sull'Alta Galilea, una parte è stata intercettata, ha reso noto l'esercito israeliano (Idf) , mentre altri sono caduti in aree aperte causando diversi incendi. L'Idf ha risposto con alcuni raid aerei che hanno colpito due edifici a Blida, nel Libano meridionale.
Sul fronte della Striscia, secondo notizie diffuse dalla Protezione civile gestita da Hamas, durante la notte tra venerdì e sabato un attacco aereo israeliano avrebbe colpito una casa a Gaza city dove si erano rifugiati palestinesi sfollati, uccidendo 11 persone, tra cui donne e bambini. L'Idf invece sostiene che aerei da combattimento hanno centrato con missili di precisione due edifici usati dai terroristi di Hamas nel quartiere Sheikh Radwan di Gaza city: l'ex scuola di Shuhada al-Zeitounle era utilizzata per fabbricare armi e come centro di comando per attaccare le truppe israeliane. L'esercito ha smentito che il raid abbia preso di mira un deposito di carburante nella zona, vicino alla scuola di Dar al-Arqam. Durante la giornata dal nord della Striscia sono stati lanciati due razzi verso Ashkelon, uno è stato abbattuto, mentre il secondo è caduto in mare. In seguito ai lanci l'Idf ha invitato i palestinesi a evacuare Beit Lahiya.
L'esercito inoltre ha fatto sapere che negli ultimi giorni, le truppe della 162ma divisione hanno ucciso più di 100 uomini armati nel quartiere di Tel Sultan a Rafah, nel sud di Gaza. Insomma, dopo 344 giorni di guerra le operazioni militari proseguono senza nessuna svolta. Così come sembra languire sul tavolo delle diplomazie il piano per la liberazione degli ostaggi e la tregua a Gaza. Tuttavia, mentre martedì gli Stati Uniti erano impegnati a seguire il dibattito tra Donald Trump e Kamala Harris, il primo ministro del Qatar Al Thani è volato a Parigi per continuare il lavoro sull'accordo. Nella capitale francese ha incontrato il presidente del Congresso ebraico mondiale Ronald Lauder, Benny Gantz e le famiglie degli ostaggi.
L'impegno del Qatar è continuato poi mercoledì quando al Thani ha incontrato i negoziatori di Hamas spingendoli ad accettare una proposta di accordo che gli Stati Uniti stanno valutando di presentare nonostante le difficoltà. Nel lavoro dietro le quinte per sbloccare l'impasse in Medio Oriente sta facendo la sua parte anche la Turchia, che non è un mediatore ufficiale. Venerdì il capo dell'intelligence turca ha incontrato alcuni alti funzionari di Hamas a Ankara, evidentemente su pressione americana, per cercare di convincere l'organizzazione di Yahya Sinwar a mostrare disponibilità per il piano.
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