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Ucraina: Washington e Londra temporeggiano sull'invio dei missili a Kiev

Appello di Zelensky: "Dobbiamo rafforzare le nostre difese aeree". Il dossir sull'invio di missili a lunga gittata britannici però è ancora fermo

Tank ucraino

Redazione Ansa

Durante la notte le forze di difesa aerea dell'Ucraina affermano di aver abbattuto 72 dei 76 droni kamikaze di fabbricazione iraniana Shahed lanciati dai russi. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, poco prima in un messaggio su Telegram, ha insistito che il suo Paese ha bisogno di rafforzare le proprie difese aeree. "Abbiamo bisogno di maggiori opportunità per rafforzare lo scudo aereo, la difesa antiaerea e a lungo raggio per continuare a proteggere la vita e la nostra gente. Stiamo lavorando su questo con tutti i nostri partner", ha aggiunto il leader ucraino.

Intanto pare rallentare il via libera per l'uso dei missili a lunga gittata britannici da mandare a Kiev per colpire in profondità il territorio russo, in particolare le basi aeree da dove partono i jet di Mosca per colpire l'Ucraina. Il dossier è sul tavolo da settimane e negli ultimi giorni si erano accelerate le dichiarazioni di apertura di Joe Biden e Keir Starmer, ricevuto per la prima volta ieri alla Casa Bianca: Stati Uniti e Gran Bretagna intendono autorizzare Kiev a usare i missili occidentali ma manca ancora il disco verde. 

Secondo il New York Times il via libera riguarderebbe al momento armi non americane, quindi non i missili Atacms - o almeno non subito, ritiene Politico -, ma solo i britannici Storm Shadow, per i quali il premier laburista ha cercato l'approvazione di Washington. Londra infatti li ritiene "cruciali" per fermare l'invasione di Vladimir Putin. Per gli Stati Uniti, invece, "non c'è alcun cambio nella politica" sull'uso delle armi a lungo raggio da parte dell'Ucraina, ha spiegato il portavoce del Consiglio nazionale di sicurezza Usa, John Kirby

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