Non faremo la fine degli Hezbollah.
E' questo lo spirito con cui le Guardie della Rivoluzione dell'Iran hanno ordinato ai loro membri di non utilizzare alcun dispositivo di comunicazione, dopo l'esplosione di migliaia di cercapersone e walkie talkie in dotazione ai dirigenti del partito di Dio libanese la scorsa settimana.
A riferirlo sono stati alti funzionari della sicurezza di Teheran, mentre uno di loro ha fatto sapere che è in corso un'operazione su larga scala da parte dei pasdaran per ispezionare tutti i dispositivi, non solo apparecchiature di comunicazione, e che comunque la maggior parte di questi sono prodotti localmente o importati da Cina e Russia.
Secondo i funzionari intervistati da Reuters, in Iran c'è grande preoccupazione sul rischio di presunte infiltrazioni nel Paese da parte di Israele, sia con agenti propri sia con iraniani assoldati da Tel Aviv, e sono in corso inchieste a riguardo. Intanto, sempre i pasdaran hanno fatto sapere che 12 persone accusate di essere "agenti che collaborano con il regime sionista" sono state arrestate in sei diverse province del Paese. "Per ora, stiamo utilizzando la crittografia end-to-end nei sistemi di messaggistica", ha affermato un funzionario della sicurezza, senza fornire ulteriori dettagli su come i 190 mila membri delle Guardie della Rivoluzione comunichino tra loro dopo il divieto di utilizzare i dispositivi, mentre i pasdaran hanno contattato Hezbollah per valutazioni tecniche sui cercapersone e i walkie talkie esplosi in Libano, scoppi che hanno causato la morte di almeno 39 persone e circa 3000 feriti. Alcuni di questi dispositivi scoppiati sono stati inviati a Teheran proprio per essere esaminati dagli esperti.
Secondo un altro funzionario, Israele vorrebbe sabotare i siti nucleari e gli stabilimenti missilistici iraniani e "dall'anno scorso le misure di sicurezza in questi siti sono aumentate in modo significativo". Affermando che le iniziative per rafforzare la sicurezza sono aumentate dopo le esplosioni dei cercapersone in Libano, il funzionario ha sottolineato che "non ci sono mai state misure di sicurezza così rigide ed estreme come quelle attuali".