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'Nasrallah era pronto alla tregua'. I funerali a Teheran

In concomitanza con la preghiera del venerdì guidata da Ali Khamenei nel mausoleo dell'imam Khomeini

Su un cartellone pubblicitario a Teheran il defunto leader di Hezbollah Hasan Nasrallah

Redazione Ansa

Gli attesi funerali di Hassan Nasrallah, ex leader di Hezbollah ucciso una settimana fa da Israele a Beirut, dovrebbero tenersi domani a Teheran. Media libanesi hanno riferito che le esequie del "martire dei martiri" si svolgeranno nella capitale iraniana in concomitanza con la preghiera del venerdì guidata da Ali Khamenei nel mausoleo dell'imam Khomeini e prevista per le 10.30 locali (le 8.30 italiane).

La Guida suprema iraniana interviene raramente alla preghiera del venerdì e generalmente questo accade in momenti ritenuti critici. L'ultima volta risale al 2020, quando celebrò l'attacco di Teheran contro una base americana in Iraq, in segno di ritorsione per l'uccisione a Baghdad da parte degli Usa del comandante delle forze Quds delle Guardie rivoluzionarie, Qassem Soleimani. Conferme ufficiali, ovviamente, non ce ne sono.

L'annuncio della visita a Beirut del ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi aveva inizialmente fatto ipotizzare che i funerali si potessero svolgere nella capitale libanese: possibilità messa in dubbio da diverse fonti, secondo cui in Libano non ci sono le condizioni minime di sicurezza. Specialmente dopo i clamorosi attacchi israeliani ai cercapersone e ai walkie talkie e mentre proseguono incessanti i bombardamenti aerei su Beirut e su altre regioni. Ma anche Teheran in questo momento non è esattamente un luogo sicuro: a parte che proprio nella capitale iraniana il 31 luglio è stato fatto fuori il capo politico di Hamas Ismail Haniyeh con una bomba piazzata nell'edificio dei pasdaran che lo ospitava, la risposta di Israele agli attacchi missilistici di martedì potrebbe arrivare in qualsiasi momento.

Dietro le quinte intanto i leader politico-istituzionali libanesi, inclusi gli alleati di lunga data di Hezbollah, lanciano segnali di apertura alle potenze occidentali, cercando di non incrinare troppo i rapporti con la base e i quadri del Partito di Dio. In questo senso vanno lette, secondo analisti, le dichiarazioni del governo uscente di Beirut secondo cui Nasrallah avrebbe accettato un cessate il fuoco con Israele prima di essere ucciso. Il ministro degli Esteri Abdallah Bou Habib ha affermato che "la parte libanese aveva accettato la proposta di cessate il fuoco" che era in discussione tra libanesi, francesi, statunitensi e israeliani nelle ore prima l'assassinio di Nasrallah. "Il presidente del parlamento Nabih Berri - ha detto Bou Habib - si era consultato con Hezbollah e ne avevamo informato i rappresentanti di Stati Uniti e Francia". Così facendo, affermano gli analisti, Berri e altri leader libanesi intendono legittimare un eventuale accordo con forze occidentali filo-israeliane presentandolo come già approvato da Nasrallah. Questo potrebbe eviterebbe un conflitto politico - e forse armato - con gli ambienti di Hezbollah, ora più che mai contrari a ogni tipo di accordo col "nemico sionista".

La sequenza immaginata da Berri prevede che il Libano si accordi con Washington e Parigi per la creazione di fatto, di una "zona di sicurezza" nel sud del Libano, che soddisfi le richieste di Israele. Per far questo, sostengono gli osservatori a Beirut, c'è bisogno che Israele faccia prima "il lavoro sporco", sconfiggendo Hezbollah con la massiccia offensiva aerea e di terra in corso. Secondo questa ricostruzione, solo un Libano con un Hezbollah molto debole potrebbe accettare un'intesa che prevede, tra l'altro, che l'esercito regolare di Beirut - da anni finanziato dagli alleati di Israele come Stati Uniti, Francia, Arabia Saudita e Gran Bretagna - si dispieghi nel sud del Libano nelle zone bonificate dalla presenza di Hezbollah. E questo in linea con la risoluzione Onu n.1701. Questo progetto prevede anche l'elezione di un presidente della Repubblica libanese - carica vacante da due anni - vicino all'Occidente. Il capo delle forze armate libanesi, il generale Joseph Aoun, è indicato come l'uomo adatto al "nuovo corso".

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