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7 ottobre, Cpj: '128 giornalisti uccisi in un anno di guerra'

Secondo il comitato 'tutti vittime degli israeliani tranne due'

Redazione Ansa

E' molto pesante il tributo di sangue finora pagato dai giornalisti per informare il mondo sulla guerra a Gaza: secondo il Committee to Protect Journalists (Cpj), dal 7 ottobre di un anno fa ne sono stati uccisi almeno 128, mentre sono almeno 130 secondo Reporters Sans Frontières (Rsf), che accusa esplicitamente Israele di aver "orchestrato un blackout mediatico su una regione in guerra".

Il Cpj lancia pesanti accuse, scrivendo nel suo sito web di aver "scoperto che almeno cinque giornalisti sono stati specificamente presi di mira da Israele per il loro lavoro" e di aver avviato indagini su almeno altri 10 casi di presunti attacchi deliberati. Accuse condivise anche da Rsf, che afferma di avere informazioni secondo cui almeno 32 reporter "sono stati presi di mira e uccisi mentre lavoravano".

Particolarmente dettagliato il rapporto pubblicato online da Cpj, un'organizzazione indipendente con sede a New York impegnata nella difesa della libertà di stampa e dei diritti dei giornalisti in tutto il mondo. Si parla dell'uccisione di "almeno 128 giornalisti e operatori dei media, tutti palestinesi tranne cinque". Tra i non palestinesi ci sono due reporter israeliani, uccisi nell'attacco del 7 ottobre 2023 da parte di Hamas, e tre libanesi. "Sono di più di quanti ne siano morti nel corso di qualsiasi anno" da quando lo stesso Cpj ha iniziato a documentare l'uccisione di giornalisti nel 1992. Per fare un paragone, l'anno più letale per i giornalisti è stato finora il 2006, quando ne furono uccisi 56 in Iraq.

"Tutte le uccisioni, tranne due, sono state compiute dalle forze di Israele", afferma il Cpj, scrivendo inoltre che sono 69 i giornalisti arrestati, di cui 66 dagli israeliani e tre dai palestinesi. E ancora: "Il Cpj ha documentato i casi di cinque giornalisti che hanno denunciato torture e maltrattamenti durante la loro prigionia".

Anche le critiche di Rsf ad Israele sono durissime. Nel suo sito l'organizzazione non governativa, che ha sede a Parigi, parla di "giornalisti presi di mira e uccisi, redazioni distrutte, internet ed elettricità tagliati, stampa estera bloccata: dall'inizio della guerra a Gaza, le forze israeliane hanno metodicamente distrutto l'infrastruttura mediatica del territorio palestinese e soffocato il giornalismo".  

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