La Russia non molla la sua crociata giudiziaria contro gli inviati del Tg1 Stefania Battistini e Simone Traini, 'colpevoli' di aver realizzato un reportage al seguito delle truppe ucraine nella loro incursione nel Kursk. Un tribunale distrettuale russo ha infatti accolto una richiesta di mandato di arresto per i due giornalisti Rai, per i quali i giudici hanno chiesto l'estradizione con l'accusa di essere "entrati illegalmente in Russia dall'Ucraina".
Una decisione che ha suscitato la condanna bipartisan della politica e quella del governo, con il ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha parlato di "un'ulteriore forma di persecuzione nei confronti della libertà di stampa". L'esecutivo, ha assicurato, "sarà sempre schierato a difesa del diritto a un'informazione indipendente".
La richiesta di arrestare i due reporter è solo l'ultimo capitolo di una vicenda giudiziaria scattata in agosto, quando i due reporter hanno realizzato un servizio sulle operazioni ucraine nell'oblast russo di Kursk. Per quel reportage, i due giornalisti sono stati colpiti da un procedimento giudiziario in Russia e sono finiti nella lista dei ricercati, scatenando la protesta di Roma che a settembre ha anche convocato l'ambasciatore russo, proprio per esprimere "sorpresa" e per "tutelare i nostri giornalisti e la loro sicurezza", ebbe a dire Tajani in quell'occasione.
Ma nonostante le manovre diplomatiche, la posizione di Mosca non è cambiata: Traini e Battistini "sono accusati di aver oltrepassato il confine di stato russo" con un veicolo da trasporto di unità armate ucraine, ha ribadito il servizio stampa della magistratura russa, che ha annunciato i nuovi mandati d'arresto. Il giudice ha ordinato la custodia cautelare per loro: "Saranno posti in custodia il giorno in cui verranno arrestati in territorio russo o estradati in Russia, prima di un eventuale processo", sottolinea la nota prima di precisare che la decisione del tribunale "non è ancora entrata in vigore. E può essere impugnata".
La richiesta di arresto ha suscitato l'immediata reazione di condanna in Italia. A partire dall'Usigrai, che sulla vicenda dei due colleghi ha parlato di "provocazione inaccettabile", chiedendo "una presa di posizione unanime del governo contro questa ennesima intimidazione nei confronti dei giornalisti italiani". Per Viale Mazzini, il mandato di arresto "è la dimostrazione di quanto la democrazia e la libera informazione siano valori tanto preziosi quanto irrinunciabili". E la solidarietà è giunta da tutto il panorama politico italiano fino a raggiungere Strasburgo, dove gli eurodeputati del Pd hanno annunciato l'invio di una interrogazione urgente sulla vicenda all'alto rappresentante Ue Josep Borrell.
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