"La pace non è un sogno lontano", ma potrà diventare "realtà" solo se la Repubblica islamica verrà rovesciata. E' questo il messaggio inviato ad Israele e ai Paesi arabi da Reza Pahlavi, figlio dell'ultimo Scià dell'Iran, che si è detto pronto a fare il suo "dovere" per scalzare il regime degli ayatollah al potere a Teheran da 45 anni.
Il discorso, di quattro minuti e mezzo, è stato postato su X in inglese con sottotitoli in ebraico, arabo e persiano pochi giorni dopo un messaggio agli iraniani del primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu, secondo il quale "l'Iran sarà finalmente libero molto prima di quanto la gente pensi" e "i due antichi popoli, l'ebraico e il persiano, saranno finalmente in pace". Tanto basta per scatenare le ipotesi su un possibile ruolo di Israele in un piano per favorire un cambio di regime in Iran tramite un attacco militare al Paese. Tanto più che lo scorso anno Reza Pahlavi ha visitato lo Stato ebraico.
L'erede dell'ultimo Scià Mohammad Reza Pahlavi, rovesciato dalla rivoluzione del 1979, ha affermato che da allora l'Iran è stato "preso in ostaggio da un regime radicale". Un regime, ha proseguito, che "cerca non solo di tenere in catene il mio popolo, ma anche di esportare la rivoluzione nei vostri Paesi", al punto che oggi ha portato il Medio Oriente "sull'orlo di una guerra regionale". Ma questa "non è la guerra del popolo iraniano, è la guerra di Ali Khamenei", la Guida suprema del regime. Per portare la pace nella regione, quindi, "questo regime deve andarsene".
Secondo Reza Pahlavi, che vive in esilio negli Usa fin dalla caduta della monarchia, "c'è una vasta coalizione di patrioti iraniani, nel Paese e all'estero, pronta ad agire". "Ho detto ai miei compatrioti - ha assicurato Reza - che farò il mio dovere, interverrò su loro richiesta per sovrintendere a questa pacifica transizione alla democrazia e al ritorno dell'Iran nella comunità delle nazioni". "Non abbiate paura, non permetteremo che un vuoto di potere faccia seguito alla caduta di questo regime", ha promesso il discendente della monarchia.
Reza Pahlavi sostiene dunque che un'opposizione organizzata, sotto la sua guida, è già pronta ad entrare in azione per assumere il potere. Un'affermazione la cui fondatezza è impossibile da valutare. E' vero che l'assenza di un movimento politico strutturato anti-regime spinge molti oppositori a invocare un ritorno alla monarchia. Nelle manifestazioni di piazza sono spesso risuonati slogan quali 'Ruhat shad Reza Shah', cioè 'che la tua anima sia benedetta, Scià Reza'. Vale a dire il nonno dell'attuale Reza, fondatore della dinastia Pahlavi e dell'Iran moderno. Ma resta da vedere quanti sarebbero effettivamente pronti ad appoggiare un cambio di regime portato dalle bombe israeliane. O quanto meno con l'aiuto dei potenti servizi d'intelligence dello Stato ebraico, che sembrano essere riusciti ad infiltrare lo Stato iraniano fino ad alti livelli. Hamed Esmailyoun, che nell'ondata di proteste del 2022-2023 era considerato insieme allo stesso Pahlavi tra i leader dell'opposizione all'estero, ha preso nettamente le distanze.
Tra "il grande assassino Khamenei" e "il governo fondamentalista israeliano" che vuole solo "espandere la guerra verso altri Paesi", il popolo iraniano deve scegliere una "terza soluzione", rimanendo unito per cercare "la democrazia, la libertà e la giustizia", ha detto Esmailyoun, portavoce delle famiglie delle vittime dell'aereo di linea ucraino abbattuto dai missili delle Guardie della Rivoluzione nel gennaio 2020 a Teheran.
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